Un mistero nel mistero. In queste ore si sta cercando - nei laboratori e negli archivi giudiziari - l'involucro in cui dovrebbe essere stato conservato l'intonaco grattato 18 anni fa dal muro delle scale della villetta di Garlasco e che è legato all'impronta 33 attribuita oggi ad Andrea Sempio. Le nuove indagini, infatti, si stanno concentrando anche sulla traccia per capire se ci sia o meno del sangue. A riguardo il genetista Ugo Ricci, consulente della difesa di Stasi nella nuova indagine sull'omicidio di Garlasco, spiega all'Agi, che "sembrerebbe che siamo di fronte a un'incongruenza clamorosa se pensiamo che nel 2007 il Ris considerava la traccia non utile e ora lo stesso Ris la valuta utile e individua 15 punti di contatto con quella di Sempio.
Merito delle nuove tecnologie? No, dal punto di vista dattiloscopico non possiamo dirlo. Può essere che all'epoca non sia stata trovata utile dopo un primo confronto con l'indagato di allora, Stasi". Occhi puntati anche sulla dinamica dell'aggressione attraverso la Pba, ossia le analisi delle moltissime tracce ematiche repertate sulla scena del crimine.
Il timore è che il reperto dell'intonaco probabilmente è andato distrutto in quanto c'è una sentenza passata in giudicato, quella di condanna a 16 anni di Alberto Stasi, e qualora venisse ritrovato, al fine di poter estrapolare Dna, sarà fondamentale lo stato di conservazione. Di diverso parere la difesa di Stasi, che domani depositerà una consulenza per sostenere che nell'impronta 33 è possibile individuare materiale biologico.