Che fine ha fatto Andrea Sempio? Da quando è finito nel registro degli indagati per il delitto di Garlasco la sua vita è inevitabilmente stravolta. Seppur dentro il territorio pavese, è diventato un nomade ed è, fondamentalmente, un uomo solo. Da Montebello a Voghera, da Pavia a Garlasco, fino a Vigevano. Dice di lui l’avvocato Angela Taccia, legale e amica d’infanzia di Sempio: “Le sue giornate sono un inferno. L’altro giorno per poter parlare ci siamo nascosti in un parco. Domenica mi ha chiamato terrorizzato dal negozio: ‘Sono qui a Montebello, è entrato Fabrizio Corona e ha iniziato a urlare’. Andrea ha chiamato le guardie e l’hanno nascosto in uno sgabuzzino. Siamo alla follia. Ma poi l’ha pure inseguito in macchina…”.
Oggi Andrea Sempio lavora come commesso alla Wind3 di Montebello della Battaglia, nell’Oltrepò pavese, ma non è facile: “Gli hanno detto che se continua l’assedio sono costretti a lasciarlo a casa. Temendo di perdere il posto ha chiesto se era possibile cambiare sedi concordando gli spostamenti. Ma non vuole essere di peso ai colleghi. Lui non vuole mai disturbare. È sempre stato così Andrea, noi lo chiamiamo Gandhi, per la calma, per l’altruismo”. È proprio la Taccia l’unico collegamento tra un inferno in cui passa dall’essere il colpevole di un caso irrisolto ed il perseguitato innocente di una vicenda di mala giustizia. È lei a sincerarsi sempre delle sue condizioni: “Ehi Andrea, tutto bene?... Pronto Andrea, girami quel numero se puoi… Dimmi Andrea…”.
Racconta il legale al Corriere della Sera: “Lui era il paciere della comitiva, diceva che litigare è tempo perso. Ed era anche il più sbadato e sempre l’ultimo a sapere dei pettegolezzi. Quando gli amici venivano da me in Costa Azzurra, nessuna disco, andavamo al mare o a passeggiare in mezzo alla natura. Il lunedì al mercatino dell’antiquariato. Lui mi chiamava la randagia da divano”. E oggi, invece? La Taccia racconta: “Si alza presto al mattino, fa meditazione, yoga che lo aiuta a mantenere la calma, nessun farmaco. Poi sistema casa, dove vive da solo, un’occhiata alle piante grasse che sono il suo amore, va al lavoro, se c’è bisogno di stare un’ora in più per aiutare la collega in difficoltà lo fa volentieri. Torna, giretto in campagna, sempre da solo. Si lava e legge. Non ha la tivù, se gli interessa vedere qualche film o trasmissione usa il pc. Prima dell’indagine usciva con gli amici. Ora non lo fa per non metterli in difficoltà. Una donna? Non ora. Adora gli animali, la birra artigianale, la disciplina del Krav Maga di cui era diventato anche istruttore. E poi le biblioteche, le librerie. Sogna di fare lo scrittore, ha il mito di Emil Cioran. Politica? Diciamo che ha idee sinistrorse – spiega l’avvocato - ma non estreme, pensa che non ci sia differenza fra opposti estremismi. Non frequenta la chiesa ma non è un mangiapreti e al Santuario della Bozzola non c’è mai andato e non vede nessi con il delitto di Chiara”.
Resta l’ombra di quel suo appunto in cui sostiene “di aver fatto cose brutte, inimmaginabili”, ma Angela Taccia è sicura: “Dice che può aver scritto qualcosa di simile perché quando ha le giornate no, non potendosi permettere una terapia, scrive sul diario”. Non un uomo solo al comando, bensì allo sbando.