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Chiara Poggi, "un solo killer e la massoneria internazionale"

Per Massimo Lovati, avvocato di Sempio, "Andrea non c'entra e Alberto Stasi è stato usato". La sua ultima teoria sull'omicidio di Chiara Poggi
martedì 3 giugno 2025

2' di lettura

Si arricchisce di dettagli l'ipotesi avanzata dall'avvocato Massimo Lovati sull'omicidio di Chiara Poggi. Il suo cliente, Andrea Sempio, è indagato per omicidio in concorso con ignoti. L'unico condannato in via definitiva, Alberto Stasi, fidanzato della 26enne uccisa il 13 agosto del 2007, sta scontando 16 anni di carcere. Ma secondo il principe del foro di Pavia, un decano delle toghe, la verità non riguarda nessuno dei due ragazzi.

"Non c’entrano né Andrea Sempio, né le gemelle Paola e Stefania Cappa, né i vari nomi che stiamo sentendo in questi giorni: è solo fumo negli occhi", spiega il legale intervistato da Mattino 5. L'avvocato che insieme alla collega Angela Taccia difende l'allora 19enne amico di Marco Poggi, fratello di Chiara, ribadisce la tesi del "sicario". Chiara, "è stata uccisa da un solo killer, un omicida che fa riferimento a una massoneria internazionale, un’organizzazione criminale dedita al traffico di esseri umani e alla pedofilia". Uno scenario sconcertante che si collega a una delle piste più suggestive e misteriose del giallo di Garlasco, quello che accadeva al Santuario della Bozzola, luogo a pochi chilometri dalla villetta di via Pascoli e frequentato tanto dai Poggi quanto, secondo alcuni testimoni, dallo stesso Sempio.

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Secondo Lovati, Chiara avrebbe pagato con la vita l'avere scoperto fatti "indicibili" a sfondo sessuale  che avevano il Santuario come sfondo in quegli anni. La ragazza sarebbe stata "condannata" dalle ricerche fatte fino a poche settimane prima sullo scandalo di abusi e violenze legate alla Bozzola, mentre Stasi sarebbe stato "usato come una pedina da un'associazione criminale, come ponte per arrivare a una verità diversa, ma la finalità mi è oscura". Il riferimento è al documento Word ritrovato sulla chiavetta Usb della vittima, "Abusi550", su cui Chiara aveva raccolto titoli e articoli di giornale. 

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A Garlasco molto si è parlato del ricatto sessuale orchestrato da due romeni, poi latitanti, ai danni dell'ex rettore del Santuario, don Gregorio Vitali, costretto a pagare 250mila euro per evitare che un filmato compromettente venisse fatto circolare. La condanna ai due romeni arrivò nel 2014, 7 anni dopo la morte di Chiara, ma furono proprio i due incriminati a legare l'omicidio a quei fatti in una intercettazione che non portò mai a nessuna inchiesta aggiuntiva.

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