Chi ha fatto studi classici o anche superficialmente filosofici ricorderà una curiosa formuletta latina del vescovo Berkeley: “esse est percipi”, essere è essere percepito. Tutto ciò che è, lo è perché lo percepiamo. Ma Berkeley non faceva i conti con la comunicazione dei nostri tempi, che ha preso il verbo “percepire”, di nobile tradizione (addirittura il lasciapassare all’essere) e l’ha piegato, l’ha malmenato, fino a fargli dire, quasi, l’opposto: se una cosa è “percepita” sembra che sia, ma, in fondo, non è. Ha cominciato innocentemente la meteorologia, con le famose “temperature percepite”, e fin lì, ci possiamo anche stare. Poi sono arrivati i politici che, di fronte a qualunque fenomeno cui non riuscivano a far fronte, non l’hanno ottusamente negato, come in passato, ma più astutamente, e paternalisticamente, l’hanno semplicemente retrocesso a “percepito”.
Così la microcriminalità (già micro fa ridere) è percepita”, la mancanza di alloggi è percepita, il carovita è percepito, e, ora, per parola dell’assessore all’Ambiente del comune di Roma, Sabrina Alfonsi (il cui operato in passato peraltro è stato stimabile) anche l’aumento della presenza, in alcuni quartieri della capitale, di un’odiosa blatta volante, la Periplaneta americana, è solo un «aumento percepito» (e dunque, sottinteso, non è un aumento) dovuto «all’aumento delle temperature medie annuali che ne aumenta – quanti aumenti! Tutti percepiti, va da sé... -la possibilità di riprodursi. Inoltre, nella competizione con le altre specie di blatte, la Periplaneta è nettamente più forte per cui, nel tempo, la popolazione tende ad aumentare».
E così ci ritroviamo nel paradosso per cui la blatta svolazzante non aumenta assolutamente la sua presenza, ma la sua “presenza percepita” sì, e si forniscono persino le cause di tale aumento (caldo e maggiore adattamento)! Come si faccia a fornire la causa oggettiva di un effetto che non c’è (perché percepito qui vuol dire pressappoco illusorio), pure il vescovo Berkeley ci si sarebbe spaccato la testa. Ma allora perché, gentile assessore, tirare fuori l’espediente retorico del “percepito” e non, semplicemente, ammettere che, specialmente in certe zone di Roma, c’è un lavoro serio di disinfestazione da fare, e non solo, già che ci siamo, per le blatte americane, ma contro ogni genere di insetti nocivi per la salute e il benessere dei cittadini? Veda, una caratteristica tutto sommato positiva della comunicazione scivolosa dei nostri tempi, è che è come un mago molto scadente: presto il trucco si vede. All’ennesimo annuncio che un tale fenomeno è soltanto “percepito”, scatta subito l’impressione di essere presi in giro. Perché se qualcosa è percepito (a meno di essere allucinato e i cittadini tutti visionari), vuol dire che c’è. Poi se ne potranno precisare la localizzazione, la portata, la pericolosità, ma non ce la si può cavare convincendo qualcuno che il problema è “solo” percepito. Perché allora è già tardi, e si doveva risolverlo prima.