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I mostri della Laguna: le nozze di Bezos fanno male solo ai compagni

di Mario Sechi venerdì 27 giugno 2025

3' di lettura

Com’è allegra Venezia. Jeff Bezos e Lauren Sanchez sono la coppia del momento e del memento: cari illusi dal sogno americano, ricordatevi, non provate a diventare ricchi, lasciate perdere il vostro talento, compilate il modulo per chiedere un bel reddito di cittadinanza, siate poveri, perdinci. La sinistra vi guarda, i terzomondisti vi giudicano, gli anti-amerikani vi squadrano. Tutto è pronto per il Giorno del Giudizio, che coincide con quello del matrimonio e del patrimonio.

Costume e società? No, come si diceva durante le interminabili discussioni della Prima Repubblica, qui «la questione è politica». E allora ecco l’imperativo categorico, l’antropologia dell’impegno: uomo bianco miliardario di Amazon e donna latina nello spazio con Blue Origin, vade retro! Ci voleva un matrimonio da favola in Italia per svelare la fenomenologia stracciona dell’homo erectus, quello con la schiena dritta dei fogli democratici, il ciclone permanente del talk show in formato lasettizzato, il lilligruberismo griffato e finalmente liberato, la sbandata finale del tipo da piazzata che non manca mai un “happy hour” contro il fascio Trump, un corteo antisemita contro Netanyahu, un coro sessista contro Meloni, un elogio per i tagliagole di Hamas, un inno radioattivo per l’ayatollah Ali Khamenei.

Jeff e Lauren se ne infischiano alla grande di questo sgangherato Cabaret Voltaire, sono americani, divertenti che si divertono, energici e energetici, credono nell’amore e c’è perfino da credergli, perché pur conoscendo entrambi la brevità del sentimento e quel brivido dell’ardire che è il passo del matrimonio, non fanno niente per contenersi, felici e pronti forse un giorno a non esserlo più, tra poco saranno marito e moglie, diranno sì all’assegno in bianco della vita e viva gli sposi. La felicità e l’opulenza, il lasciar andare, non c’è niente di più pericoloso per la sinistra con il megafono, Jeff e Lauren sono un virus letale per il pro-Pal e il woke, la decrescita (in)felice e la redistribuzione della ricchezza (sempre quella degli altri): Bezos e Sanchez, sono più pericolosi di Adam Smith e Milton Friedman, capitalismo e famiglia, si mettono insieme e che contano già sette figli nel Creato, cribbio, lui ricorda sempre la mamma, lei si culla nella memoria dicendo che «niente è come tornare a casa», sembrano due repubblicani convertiti, flirtano con quella sagoma di Trump, sono andati all’Inauguration Day, girano il mondo in panfilo, si librano in elicottero, sono palestrati, in forma, sfoderano sorrisi, lui è un genio e lei c’è da scommettere che quel cervello lo governa.

È tutto davvero troppo, un’accumulazione di shock per i sinceri democratici, ma la reazione popolare è arrivata, il tam tam dell’allarme per la minaccia fascio-glamour è infine sbarcato a Venezia. «Santo cielo, e se fossero pure amici di Israele?» si chiede l’utile idiota di Hamas, mentre Jeff e Lauren girano in motoscafo, le signore Kardashian sfilano sul Canal Grande e Tom Brady arriva e fa “Touchdown”. Sport, spettacolo, politica e «Money, money, money / Must be funny / In the rich man’s world», cantavano gli Abba. Jeff, che delusione per il progressista incallito: si comprò il glorioso giornale che fu della famiglia Graham, un simbolo delle sinistre veltroniane, il Washington Post che nel 2017 mise sotto la gloriosa testata il motto che divenne la sigla dello show anti-trumpiano, «la democrazia muore nelle tenebre».

Puf! Tutto finito, evaporato, svanito come una nuvoletta capricciosa, è tornato Donaldone e oggi la Silicon Valley indossa il cappellino rosso del Maga. Per il partito ebbro di rosso antico c’è da sclerare, ma no dai, c’è ancora la «passione civile», perbacco, ecco, non la vedi la massa che si mobilita, la sinistra c’è, l’appuntamento con la Storia è rispettato, tutti in carrozza, si va a Venezia per un’uscita di testa collettiva, un sit-in a Piazza San Marco con l’elmetto, pronti per la battaglia proletaria. Il treno di Guccini, la locomotiva diretta alla Stazione di Santa Lucia, la «locomotiva sembrava fosse un mostro strano/ che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano». Bei tempi, compagni. Si informano i signori viaggiatori che sono finiti.

Jeff e Lauren sono un robusto elisir di lunga vita per Venezia, la sua leggenda, il suo incanto, il suo essere ambizione e peccato, ingegneria e arte. Ci voleva, questo ricostituente americano, una botta di vita che non si vedeva da tempo, una spazzolato di magazine patinato, ma soprattutto, dopo tutto, un colpo al cuore dei salottieri che starnazzano in terrazza, comprano i libri su Amazon e non li leggono.

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