Li riconosci immediatamente e senza nemmeno bisogno di sentirli parlare. Dalla camminata, dal taglio di capelli, dai tatuaggi, dai macchinoni esagerati e dall’abbigliamento, ma soprattutto dal fatto che alle 17.30, mente noi italiani inauguriamo l’aperitivo con il primo di una lunga serie di spritz, loro si stanno già gustando un hamburger o una bisteccona. Bagnati da boccali di birra, of course.
Già, perché la cena nel tardo pomeriggio - a orari per noi inconcepibili - è l’unico vezzo che i soldati americani, qui ad Aviano, si concedono per restare fedeli alle abitudini e alle origini Usa. Per il resto, invece, si adattano il più possibile ai nostri ritmi, alla nostra cultura («Molti adulti, soprattutto donne, frequentano le scuole per imparare l’italiano e ottenere la certificazione Cpa», spiega Anna Ciriani, professoressa di lettere a Pordenone), al nostro stile di vita e quello che ne esce è un’integrazione reale, efficace. A tratti sorprendente.
Lo capisci dalle piccole cose: i cartelli pubblicitari in inglese (affitto di auto, assistenza sanitaria), le sagre di paese con i menù in doppia lingua, i locali stile americano e le chiacchiere al bancone del bar che si intrecciano tra un dio bon e un thank you guys. «La nostra e quella americana sono due comunità coese e di questo sono molto orgoglioso - spiega Paolo Tassan-Zanin, 47 anni, sindaco dal 2022 - È stato un percorso maturato nel tempo, ma ora abbiamo raggiunto un punto davvero soddisfacente. Chiunque di noi ha un amico, un parente, un vicino di casa americano e questo vale per tutte le generazioni, dai bambini agli adulti. Per non contare, poi, i matrimoni: il dieci per cento di quelli che celebriamo sono misti, per maggior parte soldati Usa che hanno conosciuto ragazze del posto».
Qualche numero per capire meglio. Aviano, provincia di Pordenone, conta 9mila residenti, mentre nella base militare lavorano circa 4mila soldati americani e 700 civili italiani. Tutto questo crea un giro di affari di circa 500 milioni all’anno («Se chiudono la base per noi è la fine», sussurra un commerciante), per Aviano e peri comuni limitrofi, tra affitti di case, consumi, acquisti (i soldati vanno matti per le auto di grossa cilindrata tipo pick-up ed è pieno di concessionarie e di benzinai) e divertimento (c’è anche un Night). L’aeroporto è un’infrastruttura militare italiana utilizzata (dal 1955) dall’USAF (United States Air Force), dove ha sede il 31st Fighter Wing dell’aeronautica militare statunitense. La base aerea, che copre 5,5 km quadrati, è, tra quelle Usa, una delle più grandi in Europa e offre di tutto. «Ma va precisato che questa non è una base Nato, semplicemente a volte ospita alcune esercitazioni puntualizza il giornalista Gigi Di Meo, ex direttore di TelePordenone e ora direttore responsabile de Il13 TV - È americana ed è una città in una città, anzi una città in un paese. All’interno c’è un ospedale, ci sono campi da golf e da football, negozi, chiese e moltissime abitazioni». E, naturalmente, ci sono aerei, gli F16, che solitamente accompagnano - con il loro rombo - la vita degli avianesi, ma che in questi giorni sembrano spariti.
«Probabilmente la maggior parte è altrove e soprattutto in Medio Oriente dopo l’attacco in Iran», spiega Di Meo. Un bombardamento, quello dello scorsa settimana, che qui ha alzato il livello di allerta da “Bravo” a “Bravo Plus” (appena sotto al massimo e cioè “Charlie”) e che da domani porterà a potenziare la vigilanza esterna (gestita dalle forze dell’ordine italiane) per prevenire ritorsioni terroristiche. Un tensione che, però, in città non si vive per niente. Anzi. «Se ci fosse qualche problema sarebbero loro i primi a non farsi vedere o girare singolarmente - spiega Giovanni, gestore del pub “Al Campanile” nella piazza principale di Aviano -. Invece vengono come sempre e in gruppo, quindi la situazione è sotto controllo: tra l’altro è già tutto pronto per festeggiare il 4 luglio, il Giorno dell’Indipendenza. Cosa mangiano? Io ormai offro piatti italiani e tengo la cucina aperta 24 ore perché pranzano e cenano a qualsiasi ora. Cosa bevono?
Birra e cocktail come noi, sono finiti i tempi del cappuccio con gli spaghetti. Se fanno casino? Mai. Trent’anni fa, quando il dollaro valeva il doppio della lira, a volte esageravano con l’alcol e finiva in rissa. Poi la base militare ha messo regole più severe e non è più successo niente».
Mentre Giovanni racconta, nell’altra sala in giardino si festeggia. È l’ultimo giorno di Haley, una sergente paracadutista di 25 anni. «Sono arrivata qui nell’aprile 2019 e ora andrò a Seattle, nello Stato di Washington. Sono stata benissimo in questi anni, ho conosciuto tanti amici e mangiato sempre benissimo. E mi sono fatta un sacco di tattooes - rivela in americano stretto -. Sono molto triste, ma prima o poi tornerò». Haley ha gli occhi lucidi, ma qui è frequente incrociare soldati in lacrime alla partenza. «Quando se ne vanno piangono tutti - racconta Maria, che lavora “Al Campanile” - e promettono che torneranno una volta andati in pensione, che per loro è a 40 anni. Lo fanno quasi sempre, da soli o con moglie e figli».
Sempre che una famiglia non se la siano fatta già qui in Italia. Sì, perché a scuola e nello sport i bambini americani ormai si mescolano a quelli del posto - scambiandosi cultura e facilità nell’imparare le lingue straniere- e molti soldati, soprattutto ufficiali, scelgono di vivere in paese anziché nella base. «Negli anni passati c’è stato il boom, ora la richiesta è in leggero calo, ma resta un affare per la gente del posto - spiega Danilo Signore, consigliere locale di Forza Italia -. Le quattro cose che gli americani chiedono per affittare un’abitazione? Un giardino, la possibilità di tenere animali, l’aria condizionata e una grande cucina».
E così, passeggiando per le strade (o andando, nel week end, in locali tipicamente Usa come il “California”, che ha anche tavoli da biliardo e menù da fast food), è facile incrociare famiglie al completo con mamma, papà e bambini italo americani dai nomi spesso fantasiosi. «Una soldatessa, nata qui da un padre che era militare americano, si chiama Cara, perché tutti ai tempi, incontrando la moglie dell’uomo, salutavano con un “Ciao cara” - dice divertita Maria -. ma c’è anche chi, un po’ più invasato, ha chiamato le proprie figlie Rebel e Riot, che tradotto significa “ribelle” e “rivolta”».
Di strane storie legate ad Aviano ce ne sono a migliaia. Come quella di Emi Adams, attrice di Hollywood nata e cresciuta in Italia avendo il padre militare, che ha chiamato sua figlia Aviana in onore della base italiana. O quella di Beth, moglie di un militare statunitense, che ha 33 anni, è madre di cinque figli e fa l’influencer con 12mila follower su Tik Tok, dove racconta come si vive ad Aviano tra montagna, cibo, scuole e tradizione italiane. Ma anche a due passi dalle bombe atomiche visto che, secondo un rapporto statunitense del Natural Resources Defence Council, nella base ci sarebbero 50 testate nucleari. Gli avianesi, però, ormai si sono integrati anche a questa idea: «Paura? Macché, anche perché se scoppiasse un ordigno nucleare qui, significherebbe che altrove si starebbe sicuramente peggio...».