Hanno sgomberato Vicofaro». Il profilo Facebook di don Biancalani, il parroco pistoiese pro-immigrati che come foto profilo ha scelto quella affianco al “collega” don Ciotti, negli ultimi giorni è la testimonianza plastica del tramonto del suo progetto immigrazionista. Post su post direzione resa. Ieri mattina verso mezzogiorno le forze dell’ordine, rigorosamente in tenuta antisommossa, hanno evacuato i locali della parrocchia di Santa Maria Maggiore, più comunemente conosciuta come Vicofaro, a Pistoia. Asserragliati all’interno sei immigrati hanno cercato di resistere fino all’ultimo. Ma serve a questo punto fare un passo indietro per ricostruire la vicenda. Dieci anni fa, esattamente nel 2015, don Massimo Biancalani accolse nella parrocchia da lui amministrata alcuni profughi, provenienti principalmente dalla zona subsahariana dell’Africa. I giorni si sono trasformati in mesi, i mesi in anni e la comunità è diventata sempre più numerosa fino a superare quota 100 persone.
Le immagini, andate in scena ieri, ci raccontano degli agenti in fila indiana pronti a entrare nella costruzione facendosi largo tra i cumuli di rifiuti usati come estremo frangiflutti. Una volta dentro un paio di “ospiti” hanno opposto resistenza, ma la liberazione della diocesi ha esagitato il parroco che spezzando il pane ha lanciato un paio di baguette contro gli agenti di polizia. «Questa è una vergogna», il grido di Biancalani che ricorda da vicino i meme degli attivisti anti-Trump dopo la vittoria nel 2016 delle elezioni USA da parte dell’imprenditore a stelle e strisce.
Per approfondire la vicenda abbiamo raggiunto l’europarlamentare toscana e leghista, Susanna Ceccardi, che ai nostri taccuini è stata netta: «Dedico questo sgombero ai residenti di Vicofaro, che per anni sono stati ostaggio delle scellerate politiche di accoglienza indiscriminata portate avanti da don Biancalani». Il pensiero viene indirizzato verso gli abitanti della zona. «Li ho incontrati più volte, li ho ascoltati, sostenuti, ho condiviso le loro denunce e le loro paure.
Questi cittadini sono stati costretti a vivere nel degrado e nell’illegalità troppo a lungo. A loro va oggi il mio abbraccio più caloroso», prosegue la Ceccardi, «perché finalmente abbiamo vinto questa battaglia. Il tempo delle zone franche è finito, l’epoca dell’immigrazionismo selvaggio e della falsa integrazione si è conclusa. Si torna al rispetto delle regole». Una storia che porta alla luce le ombre dello sfruttamento dell’immigrazione e delle sue implicazioni. In un vortice dove la remigrazione resta a guardarci e a chiederci cosa sarà del domani.