"Non era lui il vero bersaglio, ero io": Arcangelo Caressa, responsabile del soccorso veterinario, direttore tecnico nazionale dell’Endas e preparatore di unità cinofile antidroga e antisommossa, lo ha detto a proposito di Bruno, il cane molecolare trovato morto all’alba del 4 luglio nel box dove dormiva a Talsano, vicino a Taranto. A ucciderlo un wurstel imbottito di chiodi. Secondo il suo addestratore è impossibile che qualcuno volesse ucciderlo perché Bruno "lo amavano tutti". Sentito dal Corriere della Sera, l'uomo ha svelato: "So chi è stato. Nelle ultime settimane ho ricevuto diverse minacce di morte. Ora voglio vedere il colpevole dietro le sbarre".
Bruno era un cane da caccia di grossa taglia utilizzato nelle ricerche di dispersi. In sette anni era riuscito a salvare ben 9 persone. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo aveva premiato personalmente per il lavoro svolto. Intanto, la procura di Taranto, che avrebbe già acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, indaga per uccisione di animale con le aggravanti di crudeltà e premeditazione. "Bruno non era solo un cane - ha detto Caressa -. Era il mio compagno di vita, il mio collega. Sapere chi è stato e non poter fare nulla mi logora. Ma confido nella giustizia". Il suo sospetto, ha rivelato, è "un nome noto, con precedenti pesanti, persino per omicidio".
Secondo l'addestratore, dunque, "non è stato un gesto casuale. Vogliono che mi faccia da parte. Ma io non mi piegherò mai. Questo è un attacco vile, fatto per soldi e per vendetta". Bruno ha cambiato la vita di molte persone, che adesso piangono per la sua morte. "Era parte della comunità. Ha fatto più bene lui di tanti uomini - ha spiegato Caressa -. Oltre al lavoro con Bruno nella ricerca di persone scomparse, io formo unità cinofile anche per le forze dell’ordine e ho contribuito ad effettuare sequestri di animali maltrattati destinati ai combattimenti clandestini. Mi faccio nemici ogni giorno. Questa potrebbe essere una pista".