È lapidaria, la considerazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla vicenda di Garlasco, in relazione alla nuova inchiesta della procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007. «Garlasco, comunque finisca, finirà male – ha dichiarato il ministro dal palco del Caffè de La Versiliana a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca -, perché l'imputato condannato che si è fatto già dieci anni ora emerge che forse non è il colpevole. È emersa la seconda ipotesi, oggi è emerso che potrebbe esserci un terzo. Dopo 18 anni un esame del Dna... La vedo dura da dimostrare».
Ha poi proseguito: «È un’indagine lunga, costosissima e dolorosa, la lentezza dei processi a volte dipende anche dal fatto che non ci si vuole arrendere all'evidenza. Nel caso di Garlasco è stato assolto in primo e secondo grado e poi condannato»: quest’ultimo riferimento è ovviamente ad Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara condannato in via definitiva a 16 anni come autore del delitto. Per quanto riguarda l’inchiesta che, com’è noto, vede come unico indagato Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima l’ultimo sviluppo è il rinvenimento di materiale genetico ritenuto dagli inquirenti interessante in un tampone utilizzato durante l’autopsia sul corpo di Chiara, e in particolare all’interno della bocca.
Pare ormai chiaro che i pm siano convinti di un delitto che vedeva più persone sulla scena del crimine, due o tre. Ora andrà capito se il Dna isolato- riferibile a quello che viene chiamato “ignoto 3” - sia “da contaminazione”, cioè appartenga a qualcuno che ha partecipato all’esame autoptico, oppure possa davvero rappresentare una traccia utile alle indagini. In questo senso, gli investigatori intendono raccogliere il Dna di amici e conoscenti di Sempio, anche dei compagni di scuola - sarebbero stati acquisiti i registri scolastici dell’epoca- o comunque di coloro che, ai tempi dell’omicidio, l’indagato frequentava.