È ancora sconvolta Francesca Evola, amica di Simona Cinà. La 20enne, anche lei studentessa in Scienze motorie, non può credere che Simona non ci sia più. È lei a raccontare quanto accaduto quella maledetta sera, in cui - durante una festa di laurea a Bagheria - l'amica è morta. "Ci siamo divertite tanto, abbiamo ballato e giocato a palla in piscina tutta la notte. Poi le ho detto che avevo freddo e che volevo andare via. Lei invece è rimasta". Le due venivano dagli allenamenti di pallavolo e da una pizza mangiata con i ragazzi del gruppo della Gala Sport Academy.
L'ultimo ricordo? "Io che le dico che sarei andata. Lei che mi risponde: ‘Va bene, tranquilla. Domani scendiamo a giocare al campo’. La serata - spiega a Repubblica - era tranquilla, già molti ragazzi erano andati via. Quindi mi sono detta, vado anche io. La mattina dopo, mia mamma mi ha svegliata chiedendomi cosa fosse successo perché Simona non c’era più. Non potevo crederci. Ancora oggi penso sia un incubo. Se fossi rimasta mi sarei potuta accorgere di un malore di Simona. Ciò che mi tormenta è il rimorso di non essere stata con lei fino all’ultimo".
Quella sera l'alcol non mancava, ma - tiene a precisare la giovane - "nessuno ha ecceduto. Le ripeto, era una serata di divertimento sano. Ci siamo divertite, come facevamo sempre con tutti i nostri compagni atleti. Ci siamo fatte tante risate. Lei mi ha detto anche di tuffarci in piscina coi vestiti. Abbiamo giocato a palla in acqua. Scherzavamo coi nostri amici, molti si buttavano in piscina col cocktail in mano". Sull'ipotesi del malore, Francesca dice di non aver notato nulla di insolito: "Stava benissimo. Simona non può essere annegata. La piscina era bassa, toccavamo. E poi Simona era bravissima a nuotare. Eccelleva in tutti gli sport". Le cause del decesso sono ancora tutte da chiarire. In attesa dell'autopsia la 20enne spera solo che "sia fatta giustizia".