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Sergio Ramelli sarà ricordato: Brescia non si piega al moralismo di sinistra

Nel 50esimo anniversario della brutale aggressione "antifascista" e della sua morte, lo studente è diventato un esempio. Ma spesso per una sola parte politica
di Lorenzo Cafarchio martedì 5 agosto 2025

2' di lettura

Il 1° agosto vi avevamo dato notizia della mancanza del numero legale, all’interno del consiglio provinciale di Brescia, per la votazione di una mozione, presentata dal rappresentante di Fratelli d’Italia Tommaso Brognoli, che chiedeva l’intitolazione di uno stabile alla memoria di Sergio Ramelli. Lo studente, nel 50esimo anniversario della morte impartita dalle chiavi inglesi antifasciste degli anni ’70, è diventato nel corso dei decenni esempio, ma troppo spesso per una sola parte politica. Quella parte che Sergio ha rappresentato attraverso la sua attività militante nel Fronte della Gioventù, la costola giovanile del Msi. Perché è proprio questo che sconvolge della figura di Ramelli, l’essere diventato parte integrante di un mito che il passare degli anni non ha scalfito. Un richiamo per generazioni di uomini e donne che hanno raccolto il testimone di Sergio e dei caduti in quella infernale stagione chiamata annidi piombo.

Eravamo rimasti al 1° agosto e alla galassia della sinistra - dal Pd ad Avs passando per Anpi e Rifondazione comunista - che scriveva in una nota come la richiesta dell’intitolazione facesse parte di una «strategia revisionista» della destra istituzionale. Frasi rancorose a cui hanno aggiunto, sabato, un passaggio ancora più abietto. «L’operazione promossa dalla mozione in consiglio provinciale non può essere considerata un atto di memoria, bensì un gesto provocatorio di propaganda». Odio cieco, non possiamo aggiungere altro. Però i giorni scorrono e ieri, durante la seduta del consiglio provinciale straordinaria dedicata al tema, passa la mozione. Il coordinatore bresciano di Fdi, Diego Zarneri, parla di «un atto di verità e giustizia», lo stesso Brognoli dice che Ramelli è «un punto di riferimento per le nuove generazioni».

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Infine il presidente del consiglio, Emanuele Moraschini, ha affermato che ci troviamo davanti a «un’occasione di aprirsi a una memoria vera, completa e condivisa». Eccolo il focus. Il ricordo deve diventare dignità, in modo che la voce dei morti possa essere ascoltata e non silenziata dalla partigianeria di turno.

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