Fanno gli indignati i compagni di fronte al via libera del progetto definitivo per il ponte sullo Stretto. Eppure, tempo addietro, sinistra e Repubblica la pensavano diversamente. Erano i tempi del governo Prodi I. Per la precisione, riporta Il Tempo, correva l'anno 1998 quando l’allora sottosegretario ai trasporti Giuseppe Soriero, una vita tra Pci, Ds e Pd, vergava un appello su Repubblica dal titolo: "Perché quel Ponte si deve fare". E già dal titolo di capiva l'intendo.
Di più, perché il sottosegretario scriveva: "Possiamo (...) superare la discussione sul 'sì' e sul 'no', per approfondire quella sul 'come' e 'quando'". Insomma, un progetto che per Soriero andava fatto subito. Il motivo? Garantiva "una continuità territoriale". Ma non finisce qui. Sempre su Repubblica, il 12 febbraio 1998, la penna di Giovanni Valentini sosteneva che "il Ponte sullo Stretto è una di quelle grandi opere in grado di promuovere il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo".
Ed ecco, poi, che diversi senatori ulivisti firmarono la mozione del forzista Basilio Germanà che impegnava il governo a "una inequivocabile dichiarazione di interesse alla realizzazione del ponte sullo Stretto". Alla fine in aula i Ds non votarono contro ma si astennero. E ora, invece, parlano di vergogna.