Il batterio che ha ucciso due neonati prematuri nell'ospedale di Bolzano potrebbe essere stato introdotto nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale da una madre che non si sarebbe igienizzata correttamente le mani. In entrambi i casi, il sistema immunitario ancora immaturo dei piccoli sarebbe stato colpito da un’infezione dal batterio Serratia. Per contenere il contagio, il primario Alexander Staffler ha disposto il trasferimento degli altri neonati in un reparto differente, così da limitare la diffusione dell’infezione.
La Serratia marcescens è un batterio Gram-negativo opportunista, ormai riconosciuto come patogeno clinico, in grado di causare numerose infezioni tra cui polmoniti, sepsi, congiuntiviti e meningiti, soprattutto nei contesti ospedalieri ad alto rischio. Le principali fonti di contaminazione possono essere le mani del personale sanitario o dei visitatori, i dispositivi medici o l’ambiente stesso.
Non è la prima volta che succede qualcosa del genere in Italia. Per esempio a Brescia, nell’agosto 2018, al reparto Neonatale degli Spedali Civili un neonato prematuro è morto a causa di un focolaio da Serratia marcescens, che aveva contagiato anche il gemellino e altri piccoli pazienti. Poi a Roma, nell’ottobre 2018, fu segnalato un altro caso, con interventi immediati per contenere il contagio. Andando ancora più indietro nel tempo, a Pescara, nell’aprile 2011, nella Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Generale si registrò un focolaio con cinque casi, di cui quattro infezioni conclamate e un colonizzato post-mortem. Due neonati a basso peso morirono. L’origine fu rintracciata in un dispenser di sapone.