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Siti sessisti, video rubati da case, centri estetici e studi medici: nuovo scandalo

giovedì 4 settembre 2025

2' di lettura

Un nuovo caso di privacy violata sul web. Dopo lo scandalo dei cosiddetti "gruppi sessisti" con migliaia di utenti che pubblicavano le foto private di fidanzate, moglie, ex, amiche o personaggi noti del mondo della politica e dello spettacolo come il gruppo Facebook chiuso "Mia moglie" o il sito Phica.eu, entrambi chiusi e sui quali le Procure di Roma e Firenze hanno aperto una indagine, arriva da Treviso un episodio forse ancora più inquietante, come anticipato in una recente puntata di Quarta Repubblica, il talk show di rete 4.

Un portale sul "clear web", quindi facilmente accessibile attraverso i motori di ricerca, metteva a disposizione degli utenti migliaia di registrazioni audiovideo trafugate illecitamente da oltre 2.000 videocamere di sorveglianza all'interno di abitazioni, centri estetici o studi medici. A scoprirlo è stata Yarix, centro di competenza per la cybersecurity dell'azienda Var Group, che lo ha segnalato alla Polizia Postale.

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Il sito, attivo almeno da dicembre 2024, consente di visualizzare gratuitamente brevi estratti delle registrazioni, offrendo anche la possibilità di acquistare l'accesso alla videocamera per ulteriori contenuti o per ottenerne il controllo. Il prezzo per ciascuna varia da circa 20 a 575 dollari

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Sul caso dei siti sessisti non si muove intanto solo la giustizia ma anche la politica. Intervistata dal Quotidiano Nazionale, la senatrice di Noi Moderati Mariastella Gelmini afferma che "dobbiamo porre fine all'anonimato online. Chi pubblica dei contenuti sul web, come chi pubblica una lettera su un giornale, deve metterci la faccia. Non c'è libertà senza responsabilità. Poi vanno poste regole stringenti sulla identificazione dei contenuti generati dall'AI. Inoltre vanno responsabilizzate le piattaforme. Se utilizzassero un decimo delle risorse tecniche che impiegano per proporci la vendita di quello che cerchiamo, i contenuti inappropriati sarebbero facilmente scovati".

L'identificazione degli autori sul web, aggiunge Gelmini, sarebbe "un argine fondamentale e non solo per questo fenomeno. Pensiamo per un attimo all'hatespeech, la diffusione di contenuti di odio o razzisti. Senza anonimato il web sarebbe un posto più pulito. Europol, inascoltata, chiede da tempo di eliminare l'anonimato online per contrastare ogni forma di cybercrime". 

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