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Bartolo Longo, il santo di Pompei che sulle rovine seminò speranza 

In 70mila sono accorsi in Vaticano, fra questi una delegazione guidata dal presidente Mattarella L'avvocato ha fondato il Santuario della Beata Vergine del Rosario, oggi al centro di un culto mondiale
di Caterina Maniaci lunedì 20 ottobre 2025

3' di lettura

Valle di Pompei, ottobre 1872. I resti dell'antica, opulenta città romana vedere ancora parzialmente sommerse dalla lava, rovine che appassionano gli studiosi e che qualche straniero viaggiatore trova interessante e pittoresche, ma sconosciute ai più; la campagna è costellata di piccoli villaggi di contadini, tra i possedimenti agricoli, veri latifondi che si allargano all'orizzonte. I contadini vivono in condizioni critiche, i giovani senza istruzione, i bambini abbandonati per le strade. Un sentimento di pena e desolazione stringe il cuore di Bartolo Longo, giovane avvocato inviato in missione dalla contessa Marianna Farnararo, vedova De Fusco, a controllare cosa succede nelle sue terre.

Da tempo il giovane è in preda a una profonda crisi, non capisce che cosa deve fare della propria vita. Ed è proprio in questa campagna, tra le rovine, che risuona nel suo cuore una voce di speranza. Da qui partirà la sua rinascita. Nel nome di Maria e del Rosario. Vede, attraverso le nebbie del futuro, sorgere una grande chiesa, dedicata alla Vergine e alla preghiera a Lei ispirata. Questo è l'inizio di una storia straordinaria, quella di Longo, intrecciata a quella della Pompei moderna e della sua basilica, della devozione diffusa in tutto il mondo.

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Una storia ora giunta a un capitolo cruciale, quello della canonizzazione di Bartolo Longo: in una piazza San Pietro gremita di fedeli, oltre 70mila, papa Leone XIV proclama sette nuovi santi nel corso di una solenne celebrazione, insieme al fondatore del Santuario della Madonna di Pompei e a Peter To Rot, primo santo della Papua Nuova Guinea. Presente anche una delegazione guidata dal capo dello Stato Sergio Mattarella, insieme al presidente della Camera Lorenzo Fontana. In primo piano, la dimensione universale della Chiesa.

«Quando sentiamo l'appello di chi è in difficoltà, siamo testimoni dell'amore del Padre, come Cristo lo è stato verso tutti?» domanda il Pontefice nella sua omelia. E ricorda che «Egli è l'umile che chiama i prepotenti a conversione, il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi Santi di oggi: non eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici». Leone XIV li ricorda tutti come «fedeli amici di Cristo»; alcuni «sono martiri per la loro fede», come l'arcivescovo armeno Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista papuano To Rot, mentre altri «sono evangelizzatori e missionarie», come suar Maria Troncatti, salesiana italiana che si dedicò alle popolazioni dell'Ecuador.

Altre ancora «sono carismatiche fondatrici», come l'italiana suor Vincenza Maria Poloni, fondatrice dell'Istituto delle Sorelle della Misericordia di Verona, e la venezuelana suor Carmen Rendiles Martínez, che ha creato la Congregazione delle Serve di Gesù. Altri «benefattori dell'umanità» con un «cuore ardente di devozione», dedicando la vita agli ultimi tra gli ultimi, laici come l'italiano Longo e il venezuelano José Gregorio Hernández Cisneros.

Da piazza San Pietro fino ad ogni continente, i sette volti che sorridono dagli stendardi mossi dal vento romano raccontano storie che, anche uscendo da una prospettiva di fede, sono straordinarie e suscitano ammirazione. Per tornare in Italia, a Pompei, bisogna ricordare quanto messo in moto dalla capacità d'azione di Longo, della sua visionarietà e insieme della sua concretezza. Tutto scaturito da una visione: un santuario là dove c'erano campi e rovine, e case sparse, gente piegata dal bisogno e dall'ignoranza, da una fede debole, venata dalla superstizione...

E tutt'intorno la crescita di una città, con la sua vita di tutti i giorni, l'ufficio postale, i negozi, la farmacia, persino la ferrovia. E poi scuole, un ospedale, case di accoglienza per bisognosi e pellegrini... Maria e il Rosario: il centro e il motore di questa storia. Il Rosario, a lungo considerato una pratica devozionale superata, un residuato della “fede delle campagne”. Invece da Pompei è scaturita rinnovata la forza trascinante di questa preghiera, definita da molti la più potente, una vera “arma” contro il Male. Da recitare insieme, in tutte le circostanze della vita. I Pontefici l'hanno invocata nei tanti momenti bui della storia. Papa Leone ha chiesto di recente proprio la recita del Rosario per invocare la pace nelle tante zone della terra martoriate dalla guerra e dalla violenza.

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