"Disprezzo e sopruso dai carabinieri": la denuncia arriva da Fares Bouzidi, il giovane che guidava lo scooter che si è schiantato a Milano lo scorso anno dopo un inseguimento di circa 8 chilometri con i carabinieri tra via Ripamonti e via Quaranta. Un incidente nel quale è morto l'amico a bordo del mezzo, il 19enne di origine egiziana Ramy Elgaml.
Gli avvocati di Fares, Debora Piazza e Marco Romagnoli, hanno presentato ricorso contro la sua condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale sottolineando che le “espressioni utilizzate” dai carabinieri “durante l'inseguimento”, documentate “dalle registrazioni della dash cam e body cam”, rivelano “un atteggiamento di disprezzo e sopruso incompatibile con il corretto esercizio della funzione pubblica” e una condotta “improntata a prepotenza e tracotanza, palesemente sproporzionata rispetto alle finalità perseguite”.
La condanna di Fares era stata emessa con rito abbreviato dal gup Fabrizio Filice su richiesta dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano lo scorso 26 giugno. Nel processo, i sei carabinieri che erano a bordo delle tre macchine dell'inseguimento si erano costituiti parti civili per “danni morali" ed erano stati assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Paolo Sevesi, Arianna Dutto e Armando Simbari. I militari avevano ottenuto un risarcimento a carico del giovane da 2 mila euro ciascuno.