Libero logo

La famiglia nel bosco, quanti sono i bambini che studiano a casa

I 15mila piccoli italiani in "homeschooling". Le regole da seguire e gli esami, la scuola deve sorvegliare. In ogni caso, la Costituzione prevede l’istruzione parentale
di Susanna Barberinidomenica 23 novembre 2025
La famiglia nel bosco, quanti sono i bambini che studiano a casa

3' di lettura

Si torna a parlare di homeschooling in Italia per via dei tre bambini cresciuti in un bosco a Palmoli, sottratti ai genitori e spostati in una comunità educativa. E il meccanismo di diffidenza è immediatamente scattato: la scelta educativa diventa una colpa, l’esistenza fuori norma un sospetto. Eppure l’istruzione parentale è perfettamente legale, prevista dalla Costituzione e regolata con una precisione che spesso chi commenta ignora.

Vale la pena tornare ai fatti, sgombrare il campo dagli automatismi emotivi e guardare che cosa sia davvero l’homeschooling in Italia. Non una fuga dalla civiltà, non un rifiuto “ideologico” della scuola pubblica, ma un ventaglio di pratiche molto più articolato di quanto si voglia ammettere. Pratiche che, piaccia o no, stanno crescendo: dagli appena 5mila studenti del 2018-19 agli oltre 15mila del 2020-21, con un incremento del 300% in soli tre anni. Numeri che il Ministero dell’Istruzione non ha ancora aggiornato ma che raccontano un cambiamento culturale iniziato con il lockdown ancora non esaurito.
La legge non lascia spazio ad ambiguità. Ogni anno le famiglie devono comunicare al dirigente scolastico- quello dell’istituto che il bambino frequenterebbe- l’intenzione di fare istruzione parentale. Alla comunicazione si allega un progetto educativo con materie, obiettivi, strumenti. Non serve essere insegnanti, basta dimostrare di avere le “competenze tecniche o economiche” per garantire l’istruzione. È compito della scuola invece verificare che l’obbligo scolastico venga rispettato.

C’è infatti un esame di idoneità annuale (entro il 30 aprile la domanda, a giugno la prova) e se le competenze sono sufficienti, il percorso può continuare. Per gli esami finali, licenza media o maturità, il ragazzo si iscrive come privatista entro il 20 marzo. Tutti passaggi obbligatori, tutti documentati. Una struttura molto lontana dall’idea di famiglie “fuori dal mondo” che tengono i figli nell’ombra.

L’homeschooling non riproduce il modello scolastico in un salotto. È un mosaico di approcci: formali, informali, ibridi. La ricerca del 2024 fatta dall’Associazione per l’Istruzione in Famiglia racconta di bambini che viaggiano regolarmente, che dedicano almeno sette ore settimanali al gioco- non un dettaglio, se consideriamo che il gioco libero è una delle colonne dello sviluppo cognitivo- e che intrecciano relazioni anche al di fuori della comunità homeschooler. Altro che isolamento.

Diverso è invece l’approccio più radicale dell’istruzione parentale del quale sono accusati i genitori di Palmoli. Stiamo parlando di unschooling: un metodo che nasce negli anni Settanta con John Holt e che mette al centro l’autodirezione del bambino. Gli interessi individuali guidano il percorso, l’esperienza quotidiana sostituisce le lezioni frontali, ma il riferimento alle indicazioni dei protocolli ministeriali resta indispensabile. Come spiega Sergio Leali, presidente LAIF, ciò che accomuna molte di queste famiglie è una “inquietudine” verso il modo in cui oggi viviamo, che vogliono per i loro figli una crescita meno competitiva e più relazionale. Restano i pregiudizi: l’idea che l’homeschooler sia “contro la scuola pubblica”, il timore della scarsa socializzazione, l’accusa di elitismo, i dubbi sulla qualità dell’istruzione. Paure che hanno radici culturali profonde, anche comprensibili, ma che non possono essere l’unico metro per valutare scelte che la legge tutela e che lo Stato vigila. L’istruzione parentale richiede tempo, energia e responsabilità. Non è per tutti. Comporta rischi, certo. Ma anche la scuola tradizionale oggi ne comporta: bullismo, insegnanti allo stremo, dispersione scolastica che non accenna a diminuire, violenza. La crescita del ricorso all’homeschooling è un indicatore che il sistema pubblico non può © RIPRODUZIONE RISERVATA più ignorare.