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Cane domestico, in Liguria scoperta la prima orma: è di 1mila anni fa

Almeno 25 impronte trovate nella grotta di Toirano rivelano la presenza di un canide di una quarantina di chili insieme a uomini, donne e bambini del Paleolitico
di Giordano Tedoldi giovedì 25 dicembre 2025

4' di lettura

Sappiamo che cane e uomo si sono evoluti insieme. Il legame tra le due specie è antico, anzi arcaico, come prova la forte empatia che hanno l’una per l’altra. Ma resta sensazionale la notizia che ci viene dalla pubblicazione sulla rivista Quaternary Science Reviews dell’esplorazione di una grotta “in collaborazione” tra un gruppo umano e un cane, il loro cane, al tempo del Paleolitico superiore, circa 14.400 anni fa. È il più antico caso di convivenza fra uomo e cane di cui si abbia conoscenza.
Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricerca della Sapienza di Roma, coordinato dal paleontologo Marco Romano. In Liguria, nella grotta della Bàsura (grotta della strega, dal dialetto locale) a Toirano (Savona), i ricercatori hanno esaminato con le tecniche più avanzate le tracce del passaggio di un cane di circa 40 chili, al fianco di un gruppo di uomini, donne e bambini, evidentemente intenti a esplorare quegli ambienti oscuri e nascosti. Per l’illuminazione, sono state rivenute tracce carboniose rilasciate da torce fatte di fasci di legno resinoso.

ANALISI SCIENTIFICHE
I ricercatori dell’università romana hanno studiato 25 impronte fossili di canide, analizzate con fotogrammetria, che a partire dalle fotografie dei fossili ricostruisce un’immagine tridimensionale, e morfometria, che misura in modo scientifico e comparativo le forme dei fossili. Il confronto è stato fatto con un archivio di migliaia di orme di cani domestici odierni e lupi in condizioni controllate. I risultati hanno dimostrato che, come dice il professor Romano, tutte le impronte del canide nella grotta della Bàsura «appartengono a un unico individuo, un cane adulto di circa 40 chili, alto quasi 70 centimetri al garrese, che seguiva da vicino il gruppo umano. Le sovrapposizioni reciproche tra le impronte umane e canine rappresentano una prova inequivocabile della contemporaneità e quindi della relazione stretta fra i due. Per la prima volta possiamo osservare non solo la presenza del cane accanto agli esseri umani, ma un momento preciso della loro stretta interazione, cristallizzato nelle impronte».
Le tracce fossili mostrano la vivacità della mescolanza tra il gruppo umano e il cane, disegnando un andirivieni dove a volte le orme del cane si imprimono su quelle degli uomini, a volte accade il rovescio. Passaggi incrociati, esplorazioni, ispezioni e nuovi passaggi, proprio come avviene oggi quando usciamo con il cane e lo vediamo anticiparci, seguirci, girarci attorno, ripercorrere i nostri passi e rispondere a un richiamo.

Una “danza” che è stata rilevata in molti ambienti della grotta, evidentemente esplorata a fondo dagli uomini in compagnia, e con l’aiuto, del cane.
Non è la prima volta che i paleontologi osservano la presenza del cane in un contesto umano. Alla vigilia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, durante un’estrazione di basalto a Oberkassel, quartiere di Bonn, vennero rinvenuti resti di due esseri umani e la mandibola destra di un animale che fu classificato come un lupo. Tutti i corpi vennero datati al 14.200 a.C. Alla fine degli anni Settanta la mandibola venne riesaminata, e si concluse che non era un lupo, ma un Canis Lupus Familiaris, insomma il cane domesticato (il cane è stato il primo animale che l’uomo abbia addomesticato, dal lupo grigio). Si ebbe così la prova che in Europa occidentale, attorno al 14.500 a.C., c’erano già animali geneticamente e morfologicamente uguali al cane moderno. Tutti i segni del ritrovamento lasciavano pensare che esistesse un forte legame affettivo tra i due uomini e il cane, e che erano stati sepolti assieme.

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SEPOLTURA COMUNE
Il nuovo studio aggiunge un tassello ulteriore nella storia dei rapporti fra le due specie: gli uomini del Paleolitico non solo avevano a cuore i loro cani, affezionandoglisi al punto da farsi seppellire assieme e senza necessariamente, o meglio, esclusivamente sviluppare con loro un rapporto utilitaristico, ma effettivamente agivano e esploravano e compivano la loro marcia nell’ignoto di una caverna buia con quegli inseparabili compagni. Il cane cioè era a tutti gli effetti un partner evolutivo, un essere vivente che condivideva le speranze, le paure, le scoperte dell’Homo Sapiens, che l’aveva addomesticato. Già più di quindicimila anni fa, l’uomo si era fatto il suo fedele alleato tra le altre specie, un alleato che svolgeva essenzialmente lo stesso ruolo prezioso dei cani che abbiamo nelle nostre case illuminate non da fiaccole ma dalla luce elettrica. Se un cane di allora e uno di oggi si potessero incontrare, non si comporterebbero in modo più amichevole, o conflittuale, di come fanno due cani contemporanei. Con lo stesso senso di territorialità per la “casa” e di curiosità nello scoprire nuovi ambienti, e lo stesso vincolo al padrone e ai suoi compagni.

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