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Famiglia nel bosco, il retroscena sconcertante: "Non volevano il sapone"

di Roberto Tortora mercoledì 17 dicembre 2025

2' di lettura

La battaglia legale si gioca ormai sul filo dei dettagli, mentre il tempo scorre e le Feste si avvicinano. I difensori della coppia al centro del caso di Vasto puntano a ridimensionare l’ordinanza con cui il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha sospeso la potestà genitoriale ai Trevallion e disposto il collocamento dei tre figli in casa famiglia. Nel mirino, come ricostruisce il Corriere, ci sarebbe anche un possibile vizio di forma: i giudici avrebbero “saltato l’ascolto dei minori”, passaggio previsto dalla Convenzione Onu.

Nel frattempo, la pressione politica arriva chiara. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, intervistato da Radio1, lancia un appello diretto ai togati: “Decidano liberamente ma lo facciano prima di Natale, per far capire a questi bambini se passeranno o meno le Feste assieme ai loro genitori”. Una frase che pesa come un macigno sul procedimento. Sul tavolo restano però le criticità evidenziate dai giudici e le valutazioni dei servizi sociali. La collaborazione dei genitori non è in discussione, come emerge dalla relazione — anticipata dal quotidiano Il Centro — in cui l’assistente sociale Veruska D’Angelo sottolinea che le problematiche “sono state condivise e sottoscritte dai genitori e dall’avvocato”.

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Il punto, però, è un altro. Secondo la relazione, i bambini sarebbero stati cresciuti in una condizione di “perifericità” rispetto ai coetanei, con vere e proprie “deprivazioni” nelle attività quotidiane e scolastiche. Si parla di isolamento, di difficoltà relazionali, di abitudini igieniche carenti. Così nella relazione dei servizi sociali: “I bambini non volevano il sapone, uno aveva paura della doccia. Erano abituati a cambiare i vestiti una volta a settimana”. Dettagli che, sempre secondo il Corriere, descrivono un contesto potenzialmente dannoso nel lungo periodo. Eppure, una volta arrivati in casa famiglia, i piccoli sembrano essersi adattati rapidamente: “Reagiscono con gioia e gratitudine”, annotano gli operatori, apprezzando vestiti puliti, attività ludiche e la possibilità di restare “al caldo”. A chiudere il cerchio interviene il garante per l’infanzia dell’Abruzzo, che lancia un monito secco: “Violata la privacy di questi bambini”. Perché, conclude, “la riservatezza viene prima del diritto di cronaca”. Un richiamo che pesa quanto la decisione attesa dai giudici.

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