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Botti di Capodanno e fuochi d’artificio: norme da mal di testa

I Comuni cercano di prevenire gli episodi più spiacevoli attraverso divieti e ordinanze, ma a definire i confini di ciò che si può o non si può fare è spesso la giustizia italiana
di Giorgia Petani mercoledì 24 dicembre 2025

2' di lettura

Capodanno è vicino e la corsa all’acquisto di botti e petardi è già iniziata. Quello dei danni causati dai fuochi d’artificio è un problema cronico che si ripresenta ogni anno in molte città italiane. I Comuni cercano di prevenire gli episodi più spiacevoli attraverso divieti e ordinanze, ma a definire i confini di ciò che si può o non si può fare è spesso la giustizia italiana. Come riportato recentemente da Roma Today, anche quest’anno il Campidoglio aveva introdotto un provvedimento specifico per vietare l’uso di articoli pirotecnici durante il periodo natalizio, con particolare attenzione alla notte di Capodanno. L’amministrazione comunale aveva scelto di rendere questi divieti permanenti, modificando direttamente il regolamento di polizia locale.

Le aziende del settore, però, non sono rimaste inattive. I produttori e commercianti di fuochi d’artificio di Roma, riuniti nell’ASS.P.I. (Associazione Pirotecnica Italiana) e assistiti dall’avvocato Marcello Giuseppe Feola, avevano presentato ricorso al TAR del Lazio contro le modifiche introdotte, chiedendo anche la sospensione delle nuove regole. I giudici amministrativi, tuttavia, avevano stabilito che la richiesta cautelare non fosse “degna di accoglimento”. Il ricorso al Consiglio di Stato è stato decisivo.

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Le imprese pirotecniche hanno quindi deciso di proseguire la battaglia legale, rivolgendosi al Consiglio di Stato per contestare l’ordinanza del TAR. A differenza di quanto avvenuto in primo grado, questa volta il ricorso ha avuto esito favorevole: i divieti sono stati temporaneamente bloccati. In attesa della decisione nel merito, per le festività natalizie del 2025 i “botti” restano consentiti, permettendo così la vendita e la detenzione di materiale pirotecnico sul territorio del Comune di Roma. «In attesa del merito – afferma Nobile Viviano presidente nazionale dell’Ass.P.I.- mi sento di dire che la pronuncia del Consiglio di Stato ristabilisce giustizia e ridona dignità al nostro lavoro minacciato e mortificato da un provvedimento fortemente repressivo e inaccettabile che non potevamo subire passivamente. Se non fosse stato bloccato, avrebbe determinato un danno irreparabile alle aziende di settore romane oltre, cosa ancor più grave, ad agevolare indirettamente il mercato di botti e petardi abusivi pregiudicando la sicurezza pubblica». «Spero che questa sentenza possa essere tenuta nella giusta considerazione dagli altri Comuni italiani scongiurando provvedimenti simili, rispetto ai quali, così come abbiamo fatto a Roma, saremo sempre pronti ad agire legalmente per difendere il nostro diritto al lavoro».

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