C’è il pomeriggio in gelateria coi cucchiaini usa -e -getta (mica vero che mamma Cate è una “talebana” del plastic free). Ci sono i momenti al super, al centro commerciale (ma quale “segregazione” a Palmoli o socialità negata?). Ci sono gli amici che confermano («Quei bimbi hanno sempre avuto ritmi salutari e pasti regolari») e frizioni con gli assistenti sociali (invece di quella «chiusura ideologica» tanto sbandierata). C’è, al netto dei lavori che i Birmingham-Trevallion si sono detti disposti a fare nel loro casolare in provincia di Chieti, il caminetto acceso e una stufa a legna (d’accordo, il riscaldamento a gas non arriva: epperò neanche si può parlare di una sistemazione in balìa del rigido inverno abruzzese).
C’è l’iter vaccinale completato e con solo il richiamo ancora da espletare, ci sono i disturbi che i piccoli hanno, sì, ma da quando sono in comunità («Non dormono bene, hanno un’ansia profonda, si mordono di continuo le mani»), c’è (soprattutto) la determinazione al riscatto. Ché il guaio della “famiglia del bosco” è principalmente uno: Nathan e Catherine,e i loro tre figli, sono chiacchierati. Troppo. Su di loro è stata detta la qualunque, è stato scritto di tutto, non si capisce più dove sia il confine tra ciò che è narrazione (pure un po’ sensazionalistica) e ciò che è procedimento circostanziato con tanto di ordinanza da parte del tribunale dei minori. Quantomeno a livello mediatico, la questione, oramai, è un guazzabuglio.
Forse è (anche) per questo che Marco Femminella e Danila Solinas, gli avvocati della coppia anglo-australiana, il giorno della vigilia, anziché pregustarsi il Natale, hanno lavorato depositando una nuova istanza alla magistratura minorile dell’Aquila e l’hanno fatto portando nuove prove e documentazioni a sostegno dei loro assistiti (il cui unico scopo, da un mese a questa parte, è riunirsi coi propri figli in quel casolare in mezzo alla natura). La versione dei Birmingham - Trevallion, più o meno.
Allegate alla seconda richiesta della difesa ci sono alcune foto e qualche piccolo videoclip di com’era la vita prima del decreto che ha sospeso la potestà genitoriale a Nathan e a Catherine. In una si vedono i figli seduti al tavolino esterno di una normalissima gelateria, ben vestiti, con una coppetta ciascuno e intenti ad affondare il classico cucchiaio di plastica monouso: sottotesto, la ritrosia di Cate a usare oggetti non eco-compostabili è una fandonia e non è vero manco che in ospedale, quando è stata ricoverata per la famosa intossicazione da funghi, ha rifiutato il sondino naso-gastrico per quello.
In un altro scatto ci sono i piccoli che giocano in un centro commerciale: spiegazione, non sono stati cresciuti tassativamente lontano dalla società e dai suoi servizi, semplicemente i loro genitori hanno scelto un diverso stile di vita. Ancora, nel testo di Femminella e Solinas viene specificato che la «mancanza di collaborazione» che specie mamma Cate pare dimostrare nei confronti del personale della casa famiglia che li ospita non è nata dal nulla, è la conseguenza di un rapporto conflittuale che si è creato con l’assistente sociale che si sta occupando del caso.
Nelle scorse settimane, non bastasse, alcuni amici della “famiglia del bosco” (la loro stessa presenza indica che i Birmingham - Trevallion non si siano isolati dal resto del mondo) hanno descritto le loro giornate ante-separazione come tranquille, equilibrate, con «a disposizione libri, colori, quaderni, gomiti di lana»: «Dormivano con la madre e questo ha permesso loro di ricevere le opportune rassicurazioni». Si è cercato di far luce su alcuni aspetti centrali: il rudere di Palmoli, è vero, ha mille problematiche (per esempio non ha un bagno interno), però babbo Nathan ha accettato di risistemarlo secondo tutti i crismi della “modernità” igienico-sanitaria; quando stufa e camino sono accesi la temperatura interna arriva a 22 gradi e per sopperire alla mancanza di acqua corrente (sempre in attesa dei lavori annunciati) c’è un pozzo a cui attingere. Sul fronte dell’educazione, oltre alla controversia faccenda dell’idoneità alla terza elementare per la più grandicella dei bambini e all’ipotesi che ora sembra farsi largo dell’iscrizione alle scuole pubbliche, bisognerebbe ricordarsi che l’homeschooling, l’istruzione parentale, non viola la legge italiana.
«Non avrò pace fino a quando non riusciremo a trovare un modo legale per riportare a casa quei bambini», dice, mentre gli avvocati della coppia hanno appena scelto la psicologa Martina Aiello e lo psichiatra Tonino Cantalemi (lui è professore associato all’università Gregoriana ed è stato nominato da Papa Francesco nel dicastero per lo sviluppo umano integrale) come consulenti di parte, il vicepremier Matteo Salvini (Lega): «Stiamo facendo una profonda riflessione sul ruolo dell’assistente sociale e del giudice minorile. La politica ha il dovere di lavorare. Devono essere figure che intervengono per salvare bambini e ricomporre famiglie, non per strappare bambini e separarle e distruggerle».