Scoppia il putiferio a Thiene, comune in provincia di Vicenza. A scatenare la polemica è stato un “post” di Alaeddine Kaabouri, origini tunisine, consigliere delegato ai Giovani nell’amministrazione di centrosinistra. «Io sto con Mohammad Hannoun. Sto con lui e con tutte le persone arrestate il 27 dicembre in un’operazione repressiva condotta da polizia e guardia di finanza sotto la regia del governo Meloni e del ministro Piantedosi. (...) In Italia chi raccoglie fondi per Gaza viene arrestato, chi commercia armi, chi sostiene politicamente e logisticamente il massacro in corso continua a godere di piena impunità. Questa non è giustizia, è repressione politica».
Pronta la reazione del deputato e coordinatore provinciale per Vicenza di Fratelli d’Italia, Silvio Giovine: «Qui non si sta discutendo del diritto di esprimere un’opinione, ma della responsabilità che deriva dal servire una comunità nelle istituzioni. Rivendicare solidarietà politica verso una persona arrestata per accuse di questa gravità, arrivando a presentarla come vittima, è un atteggiamento incompatibile con qualsiasi incarico pubblico».
Giovine ha chiesto al sindaco, Gianantonio Michelusi «una presa di distanza immediata da queste affermazioni e, per rispetto verso la città e le istituzioni, la revoca delle deleghe al consigliere coinvolto». Il sindaco ha risposto, pur indirettamente: «Fermo restando la libertà di espressione di ciascuno, le dichiarazioni del consigliere Alaeddine Kaabouri rendono necessario un chiarimento immediato al fine di verificare il permanere dell'unità d'intenti con questa amministrazione che crede fortemente nella sinergia con le istruzioni a servizio della legalità». Il caso ha incendiato la giornata. L’eurodeputata di Fdi, la vicentina Elena Donazzan, ha tuonato: «Sono frasi gravissime e incompatibili con qualsiasi incarico istituzionale. È ancora più inaccettabile che tutto ciò avvenga proprio a Thiene, città di Matteo Miotto, soldato italiano caduto in Afghanistan combattendo contro il terrorismo islamista». All’attacco anche la Lega, con le senatrici Mara Bizzotto ed Erika Stefani: «È la spia di un pericoloso modo di ragionare che investe la sinistra, sia a livello nazionale sia a livello locale». Le senatrici leghiste stigmatizzando «una scandalosa ambiguità che deve essere prontamente fermata».