Una manifestazione per Giulia Cecchettin, contro la violenza sulle donne e con insulti a Libero permessi, eccome. Un corteo composto da alcune centinaia di persone, soprattutto giovani e in gran numero donne, ha manifestato nel pomeriggio sulle strade del centro di Milano per protestare contro la violenza sulle donne.
In testa uno striscione che riportava la frase "Se domani sono io, se domani non torno, sorelle distruggete tutto! Per Giulia e tutte le sorelle uccise". Giunta di fronte al Tribunale di Milano, in corso di Porta Vittoria, la manifestazione, con gran parte dei partecipanti che urlavano "non una di meno", ha visto alcune attiviste accendere dei fumogeni. Il corteo è poi proseguito in direzione piazza Cinque Giornate. Prima, però, quando le manifestanti sono passate sotto la sede di Libero e dal corteo si sono levati fischi, schiamazzi e insulti più disparati, e infine si sono ritrovate in piazzale Oberdan a piazza Venezia, dove con maggior calma hanno potuto esporre le loro ragioni.
Quelli di Libero sono, in buona sostanza, "fascisti, razzisti, sessisti, omofobi" nonché titolisti "di mer***a” artefici di una "narrazione tossica, violenta e patriarcale. Ma le femministe anti-violenza (ma non proprio pacifiste, a giudicare dal tenore degli slogan), ne hanno avute anche per Stato, insegnanti della scuola pubblica e forze dell’ordine, considerati tutti "complici attivi" degli stupri e delle violenze.
Martedì l'esercito israeliano ha diffuso un filmato che, secondo quanto affermato, mostrava le truppe in azione nella Striscia di Gaza. Nel video si vede un carro armato che avanza tra le macerie e soldati in azione. In una dichiarazione, l'esercito ha affermato che l'aviazione israeliana ha colpito più di 100 obiettivi nell'ultimo giorno. Negli attacchi nella notte su Gaza colpite un'abitazione familiare e una scuola trasformata in rifugio: almeno 60 persone sono rimaste uccise, secondo quanto riferito dai funzionari sanitari palestinesi.
“Adesso andiamo a spiegare tutto ai magistrati. Vediamo che domande ci fanno e rispondiamo. Non so se la riscriveremo la storia, so che la stiamo ridisegnando. Adesso vediamo questo disegno dove ci porterà, però c’è molta fiducia e molto rispetto per l’operato della magistratura che non credo operi sulla base di un’idea, come ho sentito, né tantomeno su tesi strampalate. Credo che sia un’indagine molto razionale, molto seria”. Così l’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, al suo arrivo questa mattina al tribunale di Pavia per l’interrogatorio nell’ambito della riapertura dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. “Io rispetto tutte le indagini, quelle del passato e quelle di adesso. Ci sono dei buchi nel passato. Un conto è criticare, un conto è rispettare. L’indagine del passato l’ho criticata, ma la rispetto. Quindi ovviamente uso terminologie rispettose”, ha precisato De Rensis. “Noi stiamo lavorando sperando di poter dimostrare che i fatti sono andati in maniera diversa, ma noi siamo spettatori. Questa è un’indagine della Procura e noi la rispettiamo”, ha concluso.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto di aver sottolineato a Donald Trump che nessuna decisione sull'Ucraina dovrebbe essere presa "senza coinvolgere Kiev". Il leader di Kiev ha anche affermato di aver discusso la possibilità di “sanzioni severe” contro la Russia. "Non ritireremo le nostre truppe dai nostri territori, è un dovere costituzionale mio e delle nostre forze", ha poi aggiunto Zelensky che ha spiegato: "Se la Russia pone delle condizioni per il ritiro delle nostre truppe dal nostro territorio, significa che non vuole che la guerra finisca. Perché capisce chiaramente che l'Ucraina non lo farà".
Lunedì gli Stati Uniti hanno rimandato nei loro Paesi 68 immigrati dall’Honduras e dalla Colombia, con il primo volo finanziato dal governo di quelle che l’amministrazione Trump chiama 'deportazioni volontarie'. Nella città di San Pedro Sula, nel nord dell'Honduras, 38 honduregni, tra cui 19 bambini, sono sbarcati dal volo charter portando con sé carte di debito da 1.000 dollari del governo degli Stati Uniti e l'offerta di poter richiedere un giorno l'ingresso legale negli Usa. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso di aumentare sostanzialmente le deportazioni. Gli esperti ritengono che l’offerta di autoespulsione piacerà solo a una piccola parte di migranti che stanno già valutando il ritorno, ma difficilmente stimolerà una forte domanda.