Gli avvocati scendono in piazza a Torino in segno di protesta contro le carenze dell'organico presso gli Uffici del Giudice di Pace. Al corteo hanno partecipato quasi duecento toghe, percorrendo le poche centinaia di metri che separano la sede delle ex Carceri Nuove dall'ingresso del Palazzo di giustizia. Gli avvocati denunciano una situazione in continuo peggioramento: "Udienze fissate tra quattro anni perché mancano i Giudici di Pace". La senatrice Ada Lopreiato, capogruppo M5S in commissione Giustizia al Senato, sostiene la protesta: "I problemi sono gravi e molteplici ma non sono di interesse del governo e in particolare del ministro Nordio: loro tagliano i fondi e si concentrano negli attacchi ai magistrati che ricordano loro il funzionamento dell'ordinamento", dichiara. "Gli avvocati - aggiunge - denunciano le carenze negli organici dei giudici di pace, nelle cancellerie e negli uffici amministrativi a fronte di un forte aumento del loro carico di lavoro, le regole farraginose e macchinose, i tempi dei procedimenti incredibilmente lunghi, addirittura la grave carenza di dotazioni informatiche che li costringe a ricorrere alla connessione internet dei propri telefoni vista l'assenza del servizio negli uffici del Giudice di pace. Questa situazione è l'anticamera del collasso del servizio Giustizia, il ministro Nordio lo sa? Quando farà valere i suoi argomenti per ottenere investimenti anziché tagli, come nella legge di Bilancio all'esame del Parlamento? Agli avvocati che oggi manifesteranno la loro rabbia va il pieno sostegno da parte mia e di tutto il M5S".
“Adesso andiamo a spiegare tutto ai magistrati. Vediamo che domande ci fanno e rispondiamo. Non so se la riscriveremo la storia, so che la stiamo ridisegnando. Adesso vediamo questo disegno dove ci porterà, però c’è molta fiducia e molto rispetto per l’operato della magistratura che non credo operi sulla base di un’idea, come ho sentito, né tantomeno su tesi strampalate. Credo che sia un’indagine molto razionale, molto seria”. Così l’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, al suo arrivo questa mattina al tribunale di Pavia per l’interrogatorio nell’ambito della riapertura dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. “Io rispetto tutte le indagini, quelle del passato e quelle di adesso. Ci sono dei buchi nel passato. Un conto è criticare, un conto è rispettare. L’indagine del passato l’ho criticata, ma la rispetto. Quindi ovviamente uso terminologie rispettose”, ha precisato De Rensis. “Noi stiamo lavorando sperando di poter dimostrare che i fatti sono andati in maniera diversa, ma noi siamo spettatori. Questa è un’indagine della Procura e noi la rispettiamo”, ha concluso.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto di aver sottolineato a Donald Trump che nessuna decisione sull'Ucraina dovrebbe essere presa "senza coinvolgere Kiev". Il leader di Kiev ha anche affermato di aver discusso la possibilità di “sanzioni severe” contro la Russia. "Non ritireremo le nostre truppe dai nostri territori, è un dovere costituzionale mio e delle nostre forze", ha poi aggiunto Zelensky che ha spiegato: "Se la Russia pone delle condizioni per il ritiro delle nostre truppe dal nostro territorio, significa che non vuole che la guerra finisca. Perché capisce chiaramente che l'Ucraina non lo farà".
Lunedì gli Stati Uniti hanno rimandato nei loro Paesi 68 immigrati dall’Honduras e dalla Colombia, con il primo volo finanziato dal governo di quelle che l’amministrazione Trump chiama 'deportazioni volontarie'. Nella città di San Pedro Sula, nel nord dell'Honduras, 38 honduregni, tra cui 19 bambini, sono sbarcati dal volo charter portando con sé carte di debito da 1.000 dollari del governo degli Stati Uniti e l'offerta di poter richiedere un giorno l'ingresso legale negli Usa. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso di aumentare sostanzialmente le deportazioni. Gli esperti ritengono che l’offerta di autoespulsione piacerà solo a una piccola parte di migranti che stanno già valutando il ritorno, ma difficilmente stimolerà una forte domanda.
Dall'alba oltre 200 carabinieri del Comando Provinciale di Catania, con il supporto dei reparti specializzati dell'Arma (Squadrone Eliportato "Cacciatori Sicilia", Aliquota di Primo Intervento, Nucleo Cinofili e Nucleo Elicotteri), stanno dando esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone nelle province di Catania e Reggio Calabria, emessa dal gip del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione armata finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni, lesioni aggravate e ricettazione, con l'aggravante del metodo mafioso. Le indagini dei carabinieri di Acireale hanno permesso di ricostruire l'operatività di un gruppo criminale radicato ad Aci Catena e Acireale, riconducibile alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, attivo nel traffico di cocaina, crack, marijuana e skunk. Il 'fortino' dove veniva nascosta la droga è una struttura in costruzione, abbandonata. È qui che il gruppo smantellato all'alba teneva la droga. Nelle immagini, diffuse dai militari dell'Arma, sono condensate le indagini condotte contro esponenti riconducibili alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Nel corso del blitz nel fortino, sono state sequestrate armi, droga, munizioni e l'occorrente per confezionare gli stupefacenti.