Milano come Baghdad», abbiamo titolato ieri a Libero. «Per Capodanno roghi nelle strade e sassate alla polizia. A San Siro le forze dell’ordine spengono un falò in strada e vengono aggredite; in piazza si “festeggia” con pistole. Tensioni con la polizia anche in Duomo». Speriamo « non sia l’incipit del 2024. Una cronaca puntuale di quanto è accaduto il 31 dicembre, con un carico di dolore per chi ama questa metropoli. Come racconta la scrittrice Sveva Casati Modigliani, meneghina doc da diverse generazioni. «Vedere la città malridotta mi crea tanta malinconia», confida a Hoara Borselli. La signora dei romanzi attacca il sindaco Sala, chiede dove sia la politica. E soprattutto snocciola senza pietà spine ben note. «Gli scontri? C’era da aspettarselo».
Ecco, le parole di Sveva Casati Modigliani- residente dalle parti di corso Buenos Aires, la nostra Fifth avenue, lunghissima e un tempo elegantissima strada commerciale che attrae migliaia di persone ogni giorno - sono le stesse parole che puoi sentire all’Arco della Pace come in zona Duomo, in corso Como o zona Brera come in Porta Romana: la sicurezza, il senso del disordine, l’idea che quel che un tempo sapevi accadere nei pressi della Stazione Centrale ora si apre persino nei salotti buoni della città. Per non dire di quel che accade quando ci si allontana verso le zone più decentrate.
IPOCRISIA DA ZTL
C’è l’idea che le forze dell’ordine non ce la facciano più a stare dietro a questa marea di teppismo evidente e ululante: gli scontri diventano il manifesto del Tempo attuale, la Royal Rumble di ragazzini che si danno appuntamento per menarsi per il gusto di menarsi, con tirapugni, catene, bastoni a far da corredo alle griffe - vere o false - indossate come divisa della globalizzazione. Non c’è disagio sociale ormai, c’è la proiezione nel reale di quel che si vede nelle piattaforme e sui social; non c’è una rivendicazione identitaria quando il modello di scarpe, di pantaloni, di giubbetti e di borselli ti spingono a canoni modaioli e notevolmente cafonal di un Occidente ridotto a esibizione.