Impantanato e ormai morto, per colpa del Parito democratico. Il decreto “Salva Milano”, passato tra le polemiche alla Camera a fine 2024, è rimasto bloccato in Senato. Le “disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”, che avrebbero dovuto tra l’altro sbloccare la situazione di una serie di cantieri a Milano dopo l’impasse determinata dalle inchieste della Procura sull’urbanistica, nel passaggio a Montecitorio hanno visto le forze politiche dividersi secondo uno schema inedito: Pd, Azione, Iv e Più Europa schierati con tutta la maggioranza per il sì; M5s e Avs fortemente contrari (e apertamente critici nei confronti dei democratici). Ma all'arrivo in Senato è sopraggiunta una novità: poco alla volta il Pd si è sfilato dalla schiera dei favorevoli. Ieri il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha commentato: «Sono stato il primo per non dire l’unico a dire che non si poteva parlare di “Salva Milano”, ma di “Salva Giunta Sala”. Dopo questa mia definizione», ha sottolineato La Russa, «il provvedimento che silenziosamente stava passando al Senato, dopo che alla Camera forse non l'avevano capito, è stato bloccato».
Particolare, diciamo così, anche l’atteggiamento del sindaco: fino a febbraio ha spinto per il via libera alla norma e incalzato il Pd per sapere come intendesse muoversi al Senato. Un paio di settimane dopo è arrivata repentina la frenata . Il motivo, o meglio, la coincidenza? Sono iniziate le inchieste che hanno cominciato a coprire il decreto come nubi minacciose. Ecco che la giunta a forte trazione dem ha tolto il sostegno alla norma e il Comune ha annunciato la costituzione di parte civile. D’altronde può capitare di cambiare idea... a questo punto è finito tutto nella palude, ormai assai melmosa. Ora, dicevamo, il futuro del provvedimento appare più che segnato: salvo clamorosi quanto al momento improbabili colpi di scena il “Salva Milano” è destinato a trascinarsi fino a fine legislatura, tra fine 2026 e inizio 2027.
La proposta partiva da un articolo della legge urbanistica del 1942 che individuava i limiti di volumi e altezze delle costruzioni in territorio comunale. Forniva un’interpretazione autentica di due disposizioni normative tra loro collegate, consentendo il superamento di tali limiti (volumetrici e di altezza) per interventi edilizi effettuati anche in assenza di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata. Il cuore del provvedimento era che il nulla osta al preventivo di un piano particolareggiato odi lottizzazione convenzionata non fosse obbligatorio in caso di costruzione di nuovi immobili su lotti che si trovano in ambiti edificati e urbanizzati, in caso di sostituzione di edifici esistenti o interventi su edifici esistenti in ambiti edificati. Il percorso del “Salva Milano” invece è cominciato il 17 maggio 2024. Ha solo un anno, ma potrebbe essere già morto e sepolto.