Sul piatto ci sono la bellezza di 38 miliardi di euro. Soldini che rischiano di evaporare se l’urbanistica milanese resterà al palo, trafitta dalle inchieste giudiziarie. Il settore immobiliare è in ansia e guarda come a un ricordo ormai lontano i 35 miliardi raccolti in dieci anni, da Expo in avanti. Oggi è un’altra era. Ci sono 150 cantieri bloccati, grandi e piccoli, e una paura tremenda che la pace tra politica e procura non arriverà in tempi brevi. Le cifre, ciò che conta negli affari, terrorizzano. Anche più dei tanto temuti quanto fumosi dazi americani, il cui impatto per l’Italia nell’export verso gli States- quantifica il Centro Studi di Confindustria sarebbe proprio di 38 miliardi. Ma con la possibilità di recuperarne tredici seguendo altre rotte commerciali. Ci arriviamo più tardi.
Tornando all’edilizia, secondo uno studio di Scenari Immobiliari potrebbero sparire dodici miliardi di potenziali investimenti, cui aggiungerne altri 26 di ricadute sul sistema economico di Milano, dagli arredi ai servizi (i famosi 38 miliardi di cui sopra). Oltre alla mannaia sui posti di lavoro e sugli incassi per il Comune, ovvero oneri di urbanizzazione e contributi: una forbice, dicono gli esperti, che vale tra i 60 e gli 80 milioni di euro all’anno. Mica bruscolini, anzi. Allargando lo sguardo a tutto il Paese e parlando di Pil- le stime sono di Aspesi, l’Associazione nazionale tra le società di promozione e sviluppo immobiliare che aderisce a Confedilizia - l’impatto di un’urbanistica stoppata potrebbe toccare quota 38 miliardi di euro (di nuovo...) nei prossimi cinque anni. Tradotto: quasi tre punti di prodotto interno lordo in meno.
Ma non è tutto. La filiera del mattone, infatti, contempla anche il mondo degli artigiani. Ovvero tutte quelle micro e piccole imprese specializzate- dai posatori di pavimenti e parquet ai mobilieri, dai venditori di cucine e bagni agli elettricisti e agli idraulici, passando per gli impiantisti fotovoltaici, i tecnici tv, gli esperti di condizionamento, i cartongessisti, gli imbianchini, i manutentori, le società di pulizia - che ora vedono i propri fatturati a rischio. L’Unione Artigiani di Milano parla di almeno un miliardo e mezzo di euro “congelato” per effetto torizzazione, secondo il comitato “Famiglie sospese vite in attesa” del capoluogo lombardo, nel limbo ci sono 11.350 appartamenti. E siccome i tempi dell’inchiesta si preannunciano lunghi, alimentando quindi l’incertezza, i costi potrebbero anche aumentare sensibilmente. Per non parlare dell’ipotesi che i palazzi sotto sequestro vengano addirittura abbattuti. Altri danni economici incalcolabili, questa volta direttamente per le famiglie che hanno acquistato casa non varrà la candela. Perché? Il costo di un nuovo immobile sarebbe molto più alto rispetto al risarcimento di un progetto iniziato anni fa.
Un cataclisma, a dir poco. Dunque cosa dicono i Verdi e i piddini di sinistra-sinistra che hanno brigato per mandare a gambe all’aria il “Salva Milano”? Sempre loro, che sbraitano contro Donald Trump un giorno sì e l’altro pure sfruttando i dazi per fare terrorismo economico. Detto del colpo da 38 miliardi - ma americano le dimezzi non sono basse, anzi) - sulle esportazioni tricolori, la nostra economia potrebbe trovare respiro affacciandosi su nuovi mercati. Secondo Confindustria, infatti, la vendita di prodotti italiani nel resto del mondo aumenterebbe di circa tredici miliardi nel 2027, compensando in parte le perdite americane. Nessuno si azzardi a sottovalutare i dazi ma chi tifa per il blocco dei cantieri tifa per un male maggiore.