«Duomo, Duomo, Duomo!». Il coro si alza potente dalle prime file, dove ci sono un consigliere regionale in carica (Onorio Rosati di Avs), un ex assessore della prima giunta Sala (Paolo Limonta, storica figura di raccordo con l’antagonismo militante) e un assessore municipale di Roma (Luca Blasi di Avs), e si propaga fino alla coda del serpentone. «Stiamo arrivando, bastardi stiamo arrivando!». Salgono i decibel.
«Oh merde, fateci passare!». La folla spinge. «Piantedosi pezzo di m...!». Mancano pochi minuti alle 18 quando si materializza lo sfregio a Milano. In piazza Fontana, tappa finale designata del corteo, Leoncavallini e compagni se ne fregano delle disposizioni della Questura e si prendono il cuore della città al grido di «Giù le mani dal Leoncavallo!». La polizia, che chiude l’accesso verso la cattedrale, si sposta all’estremità opposta. I campioni dell’abusivismo hanno campo libero. E piazza Duomo diventa un enorme centro sociale.
Sotto lo sguardo della Madonnina sventolano falci e martelli, bandiere palestinesi e vessilli anarchici, volano insulti contro le forze dell’ordine («celerino pezzo di m...»), si accendono spinelli, fumogeni e fuochi d’artificio. Una trentina di ragazzi scala la statua equestre di Vittorio Emanuele II issando lo striscione “Giù le mani dalla città”. Lo scempio è servito tra gli occhi increduli dei turisti e i cellulari dei maranza che filmano tutto divertiti. Il sabato antagonista finirà senza scontri - le uniche tensioni, attorno alle 16, all’angolo tra viale Majno e corso Monforte, quando i “bravi ragazzi” del Cantiere e del Lambretta (gli stessi che in mattinata avevano improvvisato un blitz anti-polizia a due passi dalla fu sede del Leonka) lanciano uova e petardi verso le camionette dei reparti mobili schierate in fondo alla strada (non ci sarà nessun contatto) ma resta la vergognosa saldatura tra la sinistra istituzionale e chi da decenni calpesta impunemente le leggi.
Nella pancia del corteo (20mila persone secondo la Questura), infatti, ci sono il capogruppo del Pd in Regione Lombardia, nonché aspirante sindaco, Pierfrancesco Majorino; il segretario pronviciale dem, Alessandro Capelli; la senatrice piddina Cristina Tajani; uno dei due leader di Avs, Nicola Fratoianni; l’europarlamentare rossoverde, nonché Santa Patrona delle occupazioni abusive, Ilaria Salis; qualche vecchio arnese di Rifondazione comunista. Tutti a braccetto coi centri sociali della città, ma anche di Bologna e Firenze, contro lo sgombero del Leoncavallo e contro il “modello Milano”. La sinistra è scesa in piazza anche contro se stessa («Con Beppe Sala verso il comunismo, più grattacieli per tutti», recita uno striscione»).
«Le manifestazioni violente con azioni illegali e occupazioni abusive da parte dei cortei formati dai centri sociali, con la partecipazione di rappresentanti di espressioni politiche, rappresentano evidentemente la nuova proposta del cosiddetto modello Milano, che interpreta la democrazia urbanistica invocata da alcuni. L’opinione pubblica potrà scegliere se questa è la Milano che vogliamo», commenta a caldo Manfredi Catella, l’ad di Coima, subito dopo la scalata del Pirellino (al centro delle inchieste sull’urbanistica) da parte dei manifestanti con tanto di striscione “Occupare è giusto” (più tardi saliranno sul monumento in ristrutturazione di piazza V Giornate col lenzuolo “Giù le mani dagli spazi sociali”). «Il dottor Catella farebbe meglio a non chiacchierare su e di Milano», la risposta piccata di Majorino. «Il dottor Catella oggi si sente influencer e punta il dito contro decine di migliaia di persone che chiedono cultura e spazi sociali dal basso. È bene ricordare che al futuro della città penserà la politica: partiti, associazioni e corpi sociali», gli fa eco Capelli. Il nuovo corso del Pd milanese è chiaro: più centri sociali, meno sviluppo.
Ci sono anche i sindacati rossi della Cgil e della Fiom, Anpi e Arci, Legambiente, le reti femministe, il movimento Lgbt Checcoro, persino i comitati contro l’abbattimento dello stadio Meazza. Ci sono i comici Claudio Bisio, Bebo Storti, Paolo Rossi e tutto il gruppo di The Comedians. È un serpentone che sibila ma non morde quello che attraversa la metropoli.
Vecchi e giovani, famiglie, coppie eterosessuali, coppie omosessuali, transessuali, donne incinte, bambini di pochi mesi nel passeggino, cani al guinzaglio. Una manifestazione «molto eterogenea», commenta Marina Boer, presidente delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo, su cui pende la scure degli oltre 800mila euro di tassa rifiuti mai versata durante l’occupazione. Che sarà dello storico centro sociale milanese? I soldi per ristrutturare il capannone offerto dal Comune come ricompensa dello sgombero- si parla di un milioncino di euro - non paiono esserci. E allora ecco l’ideona di Daniele Farina, portavoce del Leonka ed ex deputato di Rifondazione: «Se ci sono imprenditori illuminati che vengano avanti. Se ci siete manifestatevi per comprare la sede via Watteau». Dove gli abusivi hanno banchettato e fatto affari in nero per trent’anni.