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Ingroia, Di Pietro e...Ciancimino,a Travaglio va tutto storto,e Grillo fa gli scongiuri

Il giornalista del Fatto ha speso gli ultimi anni a difendere chi è stato spazzato via dalla politica o dalla giustizia. Con l'arresto del testimone della trattativa cade anche l'ultimo baluardo
di Ignazio Stagno venerdì 31 maggio 2013

Il vicedirettore del Fatto quotidiano Marco Travaglio visto da Benny

3' di lettura

Marco Travaglio ormai è alla frutta. Da pm con la penna in mano ha visto svanire nel nulla tutti i suoi cavalli di battaglia. Oggi l'ultimo. Il vate Massimo Ciancimino, la gola profonda più attendibile nel processo per la trattativa Stato-mafia è finito dietro le sbarre. Massimo Ciancimino è stato arrestato su ordine del Gip di Bologna per associazione a delinquere ed evasione fiscale per 30milioni di euro con l'aggravante dal favoreggiamento di Cosa Nostra. Ora il figlio dell'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino dovrà saldare i suoi conti con la giustizia.  "Cinacimino è attendibile" - Eppure fino a qualche mese fa per Travaglio, Ciancimino, era un uomo rispettabile. Ad aprile scorso lo difendeva così: " Tutti e 150 i documenti consegnati da figlio dell’ex sindaco di Palermo, sono finora risultati autentici e per questo sono entrati in vari processi (per esempio quello a carico del generale Mori per la mancata cattura di Provenzano) e indagini (a partire da quella sulle trattative del 1992-’94) come indizi o prove. Perché, non essendo artefatti, sono una buona base di partenza per appurare se il loro contenuto sia anche la verità (e questo lo stabiliranno i giudici)". Ciancimino rappresenta per Travaglio una sorta di tesoretto di segreti che possono ribaltare gli equilibri della storia politica italiana degli ultimi 30 anni. Se non fosse che Ciancimino è stato arrestato e che molto probabilmente la sua posizione definita "attendibile" ne risentirà e non poco.  La caduta di Ingroia - Ma andando indietro nel tempo Travaglio aveva scommesso tutte le sue fiches sul pm Antonio Ingroia. La toga prima si è esposto in prima persona nel processo della trattativa, poi l'ha mollato ed è fuggito in Guatemala. Il tempo di disfare le valigie per prendere il posto al capo della squadra narcotraffici guatemaltese che trolley in mano Ingroia fa ritorno in Italia per candidarsi premier con Rivoluzione Civile alle scorse elezioni. Il suo movimento resta inchiodato al 2 per cento e le porte del parlamento restano chiuse. Anche in questo caso la poderosa campagna pro Ingroia condotta da Travaglio, amico di vacanze del pm, non è bastata. Dopo il flop elettorale Ingroia fonda Azione Civile e mentre fa il balletto tra Aosta e Palermo per riprendere servizio in magistratura sfila con Landini e la Fiom per le strade di Roma. La credibilità del pm è ai minimi storici e professionalmente il Csm lo ha destinato al confino alla procura di Aosta. Travaglio anche su questo fronte ha perso.  La fine di Tonino - Ma già prima aveva dovuto dichiarare la morte politica dell'Italia dei Valori. Antonio Di Pietro era un altro suo amico. Paginate sul Fatto quando Di Pietro a Vasto si proponeva come stampella per la sinistra. Poi arriva la Gabanelli e in una sera con un'inchiesta di ferro fa fuori Tonino e Travaglio. L'Idv alle ultime elezioni scompare e con lui pure Tonino. Grillo stai attento -  Ora l'ultimo carro di Trvaglio si chiama Grillo. Il Movimento Cinque Stelle è difeso ogni giorno sulle pagine e negli editoriali del Fatto. Travaglio annusa che Beppe è il nuovo volano per lui e per la sua credibilità. Ma anche lì qualcosa scricchiola. Alle ultime amministrative c'è stato il crollo del M5S che nelle grandi città non ha portato a casa nemmeno un ballottaggio. Ma Travaglio ha affermato: "Il Movimento ha perso per i suoi meriti". Grillo e i suoi possono fare gli scongiuri. Quando Marco ti accarezza muori. (I.S)

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