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Annunziata contro Travaglio:"Decadenza? Merito di Silvio""No, è mio e di Esposito"

Il direttore dell'Huffington sostiene che la decadenza di Berlusconi è la miglior riforma fatta da lui in venti anni di carriera politica
di Nicoletta Orlandi Posti sabato 30 novembre 2013

Marco Travaglio e Lucia Annunziata

2' di lettura

Secondo Lucia Annunziata la decadenza di Silvio Berlusconi è la miglior riforma fatta dal Cavaliere in venti anni di carriera politica. Nel suo editoriale sull'Huffington il direttore spiega che il voto in Senato è un segnale di non ritorno per il nostro sistema politico. "Segna la fine dell''eccezionalismo' berlusconiano, il teorema secondo il quale la politica "domina" sulla Giustizia". "In breve, molto in breve", spiega Annunziata, "il voto al Senato ha ristabilito che anche se sei il capo di un partito che mobilita milioni di persone rispondi alle stesse regole di uno che ha solo se stesso da rappresentare. Personalmente aggiungerei che il leader di un partito di otto milioni di persone ha più ragioni del comune cittadino di farsi da parte, proprio in nome della sua rappresentatività". "Dopo il voto in Senato, insomma", conclude il direttore dell'Huffington, "sarà più difficile per tutti fare i furbi. Involontariamente, dunque, l'ex senatore Berlusconi, potrà intestarsi quella che fra alcuni anni potremo forse considerare la maggiore riforma del Parlamento Italiano: l'eliminazione di ogni corruzione fra le fila di chi ci rappresenta". Di tutt'altro avviso è Marco Travaglio. Il vice direttore del Fatto Quotidiano ritiene invece che se "il Parlamento italiano ha espulso un pregiudicato solo ed esclusivamente perché è pregiudicato (e non per effetto dell’interdizione dai pubblici uffici), il merito non è del Parlamento italiano. Ma di una serie di soggetti che stanno fuori. Anzitutto un pugno di giornalisti, alcuni dei quali scrivono su questo giornale, che denunciano da anni sullo scandalo degli onorevoli condannati". Oltre a se stesso, Travaglio annovera tra i salvatori della Patria i magistratati e in particolare il giudice Antonio Esposito. Il merito del presidente della Cassazione che ha condannato Berlusconi è stato quello di non "essersi voltato dall'altra parte" e di aver trattato il processo Mediaset e l’imputato Berlusconi "come un processo e un imputato normali: e assegnò il caso Mediaset alla sezione feriale per scongiurare, com’era suo dovere, la mezza prescrizione. Fu così che, ben prima del dibattito grazia sì-grazia no, il salvacondotto atteso dal Caimano sfumò".

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