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Paolo Mieli, basta balle sui partigiani. "Operazione verità", il lato oscuro e nascosto della Resistenza

di Giulio Bucchi sabato 30 novembre 2019

2' di lettura

La Resistenza "senza tabù". Paolo Mieli sul Corriere della Sera invita a guardare in faccia ai protagonisti della Liberazione, riconoscendone i meriti storici senza rimuovere e nasconderne le colpe né le imprese più sanguinose. Giampaolo Pansa, qualche anno fa, si prese gli insulti dal "popolo della sinistra" proprio per la sua operazione-verità sul 1944-46. Oggi, forse, toccherà lo stesso ad altri due storici, Marcello Flores e Mimmo Franzinelli, autori della Storia della Resistenza. "Un grande moto di popolo suggerisce l'ex direttore del Corsera - contro l'oppressione che presenta però aspetti oscuri su cui non si può tacere". Leggi anche: "Tra Marx e Churchill contro i nazisti". Repubblica e le sardine vs Salvini Mieli sottolinea come prima dell'aprile 1945, la Resistenza era stata caratterizzata da "conflitti interni generati da tentativi scissionisti per ribaltare gli assetti direttivi di un gruppo partigiano. Ma anche da passaggi contrastati dall'una all'altra formazione, oltreché rivalità tra bande operanti nella stessa zona". Aspetti, questi, "ignorati o sottovalutati" dalla storiografia ufficiale, spesso trasformatasi in agiografia. Storie di regolamenti di conti e "realpolitik" rimaste nell'ombra, scrive Mieli citando i due autori, "per il timore di prestare il fianco ai denigratori della Resistenza". "Ma è stato un grande errore - sottolinea l'ex direttore -. Gli italiani sarebbero stati in grado di capire".  Da qui la necessità si svelare i passaggi cruciali del "biennio della guerra civile", un periodo reso "monco e poco credibile agli occhi dei posteri" dagli storiografi che ne hanno cantato solo le gesta eroiche. E così spazio a tradimenti, processi sommari, accuse di spionaggio, fango puro nei confronti di questo o quel partigiano "scomodo", come nel caso di Dante Facio Castellucci. Pagine truci, come scontri a fuoco scatenati dai comunisti "che intendevano mantenere una supremazia numerica e politica su ogni altra forza", come spiega un militare di rango britannico. Vicende molto comuni in Emilia e in Romagna, cuore dei partigiani rossi, che non esitarono a venire a patti strategici con i nazisti per eliminare i partigiani "rivali". 

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