Professore

DiMartedì, Romano Prodi e la Lega europeista: "Mi insultavano, ora sono contento". E Floris gli ride in faccia

"Mi insultavano, oggi sono contento". Romano Prodi strappa un sorriso stupito anche a Giovanni Floris. A DiMartedì su La7 si parla di Lega e Movimento 5 Stelle e del loro per nulla scontato appoggio al governo di unità nazionale di Mario Draghi. E il Professore, uno dei "padri" dell'ingresso dell'Italia nell'Unione europea, è talmente onesto da rasentare l'auto-umiliazione.  

"Due anni fa dicevano che l'Italia era a rischio per il populismo", ricorda a proposito della vittoria alle elezioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio e dell'inedito governo gialloverde con Giuseppe Conte. Da allora, però, molte cose sono cambiate. I 5 Stelle hanno sostenuto l'elezione di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. E soprattutto, ora Salvini e Giancarlo Giorgetti hanno traghettato la Lega su un versante dichiaratamente "atlantista ed europeista", come ha definito il proprio governo il premier Mario Draghi.

 

 

"Vedo positivamente la svolta europeista della Lega - spiega Prodi -. Quando sento apprezzamenti sull'euro da coloro che mi insultavano per aver contribuito a costruirlo, io sono contento". "Beh, comprensibile", se la ride Floris. 

 

Per quanto riguarda i 5 Stelle spaccati, "Draghi è stato il detonatore. Il Movimento si era messo insieme per un ansia di cambiamento totale, ma senza averlo ben definito. Arriva il momento del governo, in cui deve prendere le decisioni. Ma come fa a restare unito quando è nato con una necessità del tutto diversa rispetto a quella di governare? - si chiede Prodi - Io trovo che la scissione sia stata del tutto modesta rispetto a quella che mi aspettavo. Il nucleo centrale del Movimento ha deciso di restare al governo e prendersene la responsabilità. Beppe Grillo l'ha guidato in questo senso. Penso che ora sia diventato un partito e debba assumersi la responsabilità di questo passaggio".