la scommessa

Sputnik, il ministro della Sanità del Titano: "Funziona e non dà effetti collaterali"

Pietro Senaldi

San Marino è stato indicato come il Paese con la più alta percentuale al mondo di decessi in rapporto alla popolazione nel 2020. Su 33.500 abitanti, settantasette morti, (...) (...) con un'incidenza dello 0,18%. La Repubblica del Titano è stata travolta dall'ondata di Covid che si è abbattuta sulla Romagna, nella scorsa primavera come in queste settimane. Un virus anche importato, visto che ogni giorno circa seimila pendolari entrano dalla riviera per lavorare. Attualmente ci sono ancora ben 400 contagiati, ma complessivamente sono stati quasi 4.500. La situazione sarebbe drammatica, non fosse che il 23 febbraio scorso nello Stato sono arrivate le prime 7.500 dosi del vaccino russo Sputnik, quello che in Italia non è ancora riconosciuto, seguite poche settimane dopo da un secondo invio di pari entità. Le conseguenze si sono viste subito. Mentre nella prima ondata San Marino ha avuto 43 decessi su 715 positivi e nella seconda 33, dall'arrivo del siero di Putin c'è stato solo un morto, contagiato prima dell'inizio della profilassi. Attualmente è stato vaccinato circa il 25% della popolazione, due terzi con Sputnik e 2.300 persone, gli ultraottantenni, con Pfizer, il vaccino americano che la Repubblica ha ricevuto dall'Italia in base agli accordi con le nostre autorità. Quando la casa statunitense ha annunciato il taglio delle dosi, San Marino ha temuto di ripiombare nell'incubo dello scorso anno, con l'unico ospedale dello Stato trasformato in un immenso reparto Covid e il vaccino inarrivabile. È stato così che il governo locale ha pensato di rivolgersi a Mosca. La trattativa è stata portata avanti dal segretario di Stato per la Sanità e Sicurezza, l'equivalente del nostro ministro della Salute. L'uomo in questione non si chiama Roberto Speranza bensì Roberto Ciavatta, però a differenza del suo omonimo non è un ossimoro e ha regalato davvero una speranza ai cittadini che amministra. Oggi, alle 8 di mattina, parte la campagna dei richiami, con l'inoculazione della seconda dose sotto il monitoraggio di una squadra di medici specializzati dell'Università di Bologna.

Ministro, com' è la situazione a San Marino attualmente?
«La vaccinazione procede spedita, però Sputnik è arrivato da sole tre settimane e i contagi sono ancora alti, perché la terza ondata ci ha preso in pieno. Per questo anche noi siamo in zona rossa».

Perché avete deciso di utilizzare Sputnik?
«Noi abbiamo un accordo fin dall'estate 2020 con l'Italia per ricevere una dose di vaccino ogni 1.700 che arrivano nel vostro Paese. L'intesa è stata sancita l'11 gennaio ma fino al 23 febbraio, data dell'arrivo dello Sputnik a San Marino, ancora non ci erano arrivate fiale dall'Italia, malgrado fossero passati due mesi dal vaccino day, pomposamente proclamato dall'ex commissario Arcuri».

È stata una scelta di disperazione?
«È stata una scelta necessaria. I nostri medici lavoravano scoperti, allora abbiamo attivato i nostri canali istituzionali e abbiamo bussato alla Russia. In due settimane abbiamo ottenuto le dosi, e solo allora ci sono arrivate anche le 2.300 fiale di Pfizer dall'Italia».

E adesso coma va la profilassi?
«Abbiamo utilizzato il criterio delle fasce d'età e siamo partiti subito con gli ultra 75enni e i medici. Attualmente stiamo esaurendo gli ultrasessantenni e contemporaneamente stiamo somministrando l'iniezione a insegnanti e forze dell'ordine».

Se qualcuno non si presenta date la dose a chi passa, come in Italia?
«No, ci sono liste parallele con le categorie più esposte, dai cassieri dei supermercati ai portalettere e ai magistrati».

È ottimista?
«Le fiale si stanno esaurendo, stiamo producendo ogni sforzo diplomatico per avere al più presto altre fiale di Sputnik».

Com' è stato possibile per voi accedere al vaccino russo, la cui somministrazione in Italia e nella Ue non è legale?
«Noi non abbiamo un'agenzia del farmaco. Per consuetudine abbiamo sempre utilizzato i prodotti autorizzati dall'Aifa e dall'Ema ma da vent' anni ormai ci siamo affrancati dalle Agenzie del Farmaco italiana ed europea: se un medicinale è approvato da un ente regolatore anche extra Ue, noi lo importiamo. A vagliarlo abbiamo un comitato di bioetica interno e ci serviamo anche di consulenze tecniche, non vincolanti».

Ritiene che Sputnik sia stata una scommessa?
«Non direi. Quando abbiamo deciso di rivolgerci a Mosca c'erano già 25 Paesi, tra i quali Ungheria e Serbia, che utilizzavano il vaccino russo. Erano poi già usciti articoli su Lancet, la più autorevole rivista medica al mondo, che sostenevano che fosse un prodotto efficace e sicuro, come peraltro affermato anche dallo Spallanzani di Roma, l'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive. Quando li abbiamo contattati, i russi poi ci hanno fornito tutta la documentazione scientifica sul vaccino, la cui validità era dimostrata nero su bianco».

Avete avuto qualche cittadino che ha rifiutato Sputnik?
«All'inizio alcuni ambienti politici hanno criticato il governo perché utilizzava un vaccino non approvato dall'Agenzia Europea del Farmaco. Poi però, quando la gente ha visto i medici mettersi in fila per ricevere le iniezioni, tutte le polemiche si sono placate».

Che risultati avete avuto con le quindicimila somministrazioni fin qui eseguite?
«Ottimi, oltre le migliori aspettative. Nessuno dei vaccinati si è poi ammalato di Covid e nessuno ha avuto reazioni gravi. Ci sono stati solo dei mal di testa e delle febbri che si sono risolte in due-tre giorni e dal decimo giorno dall'iniezione l'organismo ha sviluppato gli anticorpi al virus». Quali sono le prossime tappe? «L'approvvigionamento di altre fiale, sia dalla Russia che dall'Italia. Stiamo attivando tutti i canali per coprire al più presto almeno il 70% della popolazione. Abbiamo ricevuto richieste anche da diversi Comuni confinanti, per vaccinare tutti gli italiani che quotidianamente vengono qui per lavorare. Abbiamo già dato la disponibilità al vostro Paese».

Avete vaccinato qualche italiano con Sputnik?
«Questo non sarebbe stato possibile, perché prima vacciniamo i nostri cittadini, ma ci hanno contattato centinaia di italiani che volevano venire qui per farsi somministrare Sputnik».

Perché secondo lei in Italia il vaccino russo non è legale?
«Non ne conosco le ragioni, che penso siano legate all'autorizzazione da parte dell'Ema. Da sammarinese posso dire che, siccome c'è carenza di vaccini nel mondo, più prodotti sicuri arrivano meglio è». Voi somministrate anche Astrazeneca? «L'Italia ci ha dato solo Pfizer e non abbiamo mai attivato canali con la multinazionale inglese».

Cosa pensa dello stop alle somministrazioni al vaccino inglese della scorsa settimana?
«Non mi permetto di giudicare le scelte di altri governi. Personalmente penso che nei confronti di Astrazeneca ci siano stati pregiudizi ingiustificati. Tutti i medici mi dicono che il vaccino inglese è sicuro ed efficace quanto gli altri, però il suo ritiro temporaneo ha allarmato la gente e ora ci saranno dei problemi nel convincere alcune persone. Lo vedo anche qui a San Marino». In che senso? «I miei concittadini si mettono in fila per Sputnik, che ritengono sicuro. Suppongo che, come sta succedendo altrove, manifesterebbero qualche perplessità».

Lei è consapevole che l'Italia potrebbe darvi fiale di Astrazeneca?
«In tal caso dovremmo organizzare una campagna mediatica per convincere i sammarinesi, che oggi si fidano di Sputnik più che di Astrazeneca; anzi, direi più di ogni altro prodotto».