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Rachele Mussolini, odiata perché è la più votata: che vergogna contro la candidata FdI

di Francesco Specchia venerdì 8 ottobre 2021

3' di lettura

Ad osservare bene, in questi giorni d’estasi e tormento elettorali, gli occhi verdi della dottoressa Rachele Mussolini, li vedreste attraversati da saette d'orgoglio, a sormontare sorrisi di granito sventolati agli avversari politici, ai fessi del web che la vorrebbero a «appesa a piazzale Loreto» (sic), ai professionisti dell'antifascismo.

Consigliera comunale dal nome immaginifico, Rachele è oggi la più votata di Roma: è la quota nera nel vuoto delle quote rosa in una tornata rocambolescamente maschilista senza donne al ballottaggio. Rachele coglie in controtempo i suoi molti detrattori toponomastici. Già il fatto che le abbiano aggiunto al cognome il nome della nonna, be', ha il sapore d'una provocazione. Dopodiché, la notizia di aver incassato ben 8.000 preferenze - fonte Secolo d'Italia - la rende ostica. Ostica, oltre che agli avversari sinistri, anche ai finti compari di Fratelli d'Italia, partito a cui fieramente appartiene dopo anni di militanza nel Pdl. Giornalista, 47 anni, capitolina de coree di pensiero, figlia di Romano Mussolini pregiato jazzista e di Carla Maria Puccini fascinosa attrice di teatro e tv, Rachele ha preferito laurearsi in sociologia ed impiegarsi nella segreteria del Pdl dopo essere stata eletta Prima Miss dell'Anno (titolo creato da Enzo Mirigliani nell'ambito di Miss Italia); e l'ha fatto invece di partecipare alla finale di Salsomaggiore e di accendere la carriera entrando dalla porta dello spettacolo. Come,peraltro, fece la sorellastra Alessandra figlia di Sofia Scicolone, prima moglie di Romano.

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25 maggio 1974, quando nacqui a Wimbledon in Inghilterra dall'unione di mio padre Romano Mussolini con Carla Puccini, nonna Rachele non solo non fece salti di gioia, ma nei primi tempi si mostrò molto fredda. Per lei, io ero "la figlia del peccato". Mio padre, infatti, non aveva ancora ottenuto il divorzio da Maria Scicolone, dalla quale aveva avuto due figlie: Alessandra nel 1964 ed Elisabetta nel 1966. Se fossi nata in Italia non mi avrebbe potuto riconoscere, ecco perché ho visto la luce in Inghilterra. Mio padre mi ha raccontato che, un giorno in cui lui era andato a trovarla a Villa Carpena, donna Rachele gli disse: evidentemente non è colpa tua. Quella di non saper resistere al fascino femminile è una caratteristica di tutti i Mussolini maschi». Fine dell'autobiografia. E qui, in questo benevolo ritratto un filino nostalgico, si conclude pure il rapporto di Rachele col fascismo.

Per il resto - che si sappia- nessun saluto romano («Papà non lo faceva, se lo facevano altri si schermiva»); e poco spazio per il folklore del fascio: «Le pose colorite mi hanno sempre lasciato perplessa. Sono una persona pudica ed equilibrata». E molta attenzione per questioni civiche e concrete: i rifiuti e l'aria irrespirabile da monnezza libera; e il «deficit di sicurezza diffusa» tra scippi, strade illuminate e criminalità; e la mobilità; e il decoro urbano e morale. Mancano soltanto i soliti cinghiali e gabbiani dediti alla marcia su Roma; ma il programma e il sentimento di Rachele rispecchiano in toto quelli del modello, la sua presidentessa Giorgia Meloni.

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Certo, qualche polemichetta su Rachele è affiorata. Ci mancherebbe, la politica è sangue e melma. Per esempio la faccenda del 25 aprile che lei non considera festa nazionale: «il 25 io festeggio solo San Marco»; la cancellazione da Instagram della Canzone del Piave canticchiata e opposta alla Bella ciao dell'Anpi; l'accusa di "andare a Predappio", a cui lei banalmente ribatte «a Predappio c'è sepolto mio padre». Rispetto alla sua prima elezione, donna Rachele ha decuplicato i voti, laddove perfino una certa opposizione l'ha scelta col voto disgiunto. La «nipote del dittatore fascista» che supera il fascismo, il Pd, la Raggi e oggi anche il pregiudizio tutt' insieme, resta comunque la notizia del giorno...

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