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Marco Damilano, come filtra le notizie su Rai 3: esplode il caso a Viale Mazzini

di Giovanni Sallusti giovedì 30 giugno 2022

3' di lettura

L'impresa non era facile, ammettiamolo. Una vera e propria sfida alle leggi della possibilità. Come facciamo a rendere l'offerta "informativa" (leggi para-propagandistica) della Rai, e di Raitre in particolare, ancora più sbilanciata a sinistra? Questa dev'essere stata più o meno la domanda che si sono fatte le teste d'uovo alla guida della televisione di Stato. Ed essendo piuttosto bravi in questo genere di cose hanno trovato anche la risposta, ufficializzata ieri alla presentazione dei palinsesti per la prossima stagione: basta affidare una striscia quotidiana dedicata al fatto del giorno a un giornalista che lascia appena intuire lievissime simpatie progressiste, come Marco Damilano.

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L'ex direttore de L'Espresso condurrà infatti sulla terza rete dal lunedì al venerdì alle 20.35 Il cavallo e la torre, dieci minuti di commento/monologo. Dieci minuti che il telespettatore avrà nell'orecchio già da sempre, in quanto Damilano è appunto ormai il guru della sinistra orecchiabile, il gran sacerdote del banalmente corretto, un concentrato vivente di luogocomunismo. Basta riepilogare in ordine sparso alcune copertine della sua gestione alla guida del settimanale (più) radical (che) chic, per trovare già svolto il canovaccio che gli utenti pagatori di canone (azzardiamo non tutti elettori del Pd) si vedranno rifilato all'orario di cena. 15 giugno 2018: prima pagina divisa in due, a sinistra una persona di colore, a destra l'Orco, l'Impresentabile, Matteo Salvini. Titolo: "Uomini e No", capolavoro insuperato di quel razzismo al contrario e di quel manicheismo etico che costituiscono i capisaldi del Soviet buonista. Lo decidono Damilano e i suoi compagni di aperitivo (luogo-simbolo che ha scalzato da tempo la fabbrica nell'immaginario della sinistra), chi appartiene al cerchio dell'umanità e chi no.

"LUI NO" 
Così come decidono chi ha i titoli per salire al Colle più alto, tanto che il 7 gennaio 2022 aprivano il giornale con fotona del Cavaliere, e l'imperativo categorico: "Lui No". Non era proprio dato in natura, per il prossimo condottiero del servizio pubblico, che il fondatore del centrodestra nonché inventore della Seconda Repubblica potesse essere valutato per il Quirinale, un'ovvietà spacciata per bestemmia. Ma non preoccupatevi, il nostro è pluralista nell'esercizio del pensiero critico, nel senso che se l'è presa anche con la Meloni. "Io sono lobby", la copertina dedicata l'8 dicembre 2019 alla leader di Fratelli d'Italia, con sottotitolo dadaista: "Da Big Tobacco a Huawei. Fino a Scientology. Inchiesta sulle relazioni pericolose di Giorgia Meloni". Mentre Letta e i maggiorenti dem, come è ampiamente noto, frequentano soltanto fruttivendoli, pescatori e disoccupati.

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FURBISSIMO
Damilano è furbo, sveltissimo a sincronizzarsi sullo spirito del tempo, e ha un talento indubbio per ricavarne il bigino, la sintesi pubblicitaria e mainstream (non avrebbe ottenuto una finestra quotidiana in Rai, diversamente). Il 14 maggio 2021, ad esempio, celebra la "Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia" con una captatio semplificatoria che persino Vladimir Luxuria avrebbe avuto pudore a propinarci: il disegno di un corpo maschile visibilmente "incinto", con scritto sul pancione d'ordinanza "la diversità è ricchezza". Come fai a non essere d'accordo con lui, a non immedesimarti seduta stante, in barba al dato biologico, psicanalitico, anatomico? E dirigeva uno storico settimanale in disarmo, figuratevi in prima serata Rai: si dedicherà alla pittura compulsiva delle coscienze arcobaleno. Del resto, tocca riconoscerlo, nell'arte del ribaltamento del reale l'ex direttore è un maestro. Il 5 settembre 2020 mise in copertina un faccione, accompagnato dal titolo "Il coraggio di dire No". Il faccione era quello di Elly Schlein, sotto campeggiava la trionfalistica descrizione: "Femminista. Ambientalista. Progressista. Di governo. Elly Schlein è il volto di una nuova generazione. Che vuole cambiare il modo di fare politica". Cioè, un riassunto del conformismo contemporaneo spacciato per "il coraggio di dire No". L'ossimoro, appunto, di un ribellismo "di governo". Ne vedremo delle belle. A meno di prendere la decisione probabilmente più saggia, e premere il tasto rosso del telecomando. 

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