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Giorgia Meloni, la vergogna di Antonio Scurati: "L'erede di Mussolini"

Albert Doinel

Sputtanare l'Italia sui media francesi è uno degli sport preferiti degli intellò progressisti italiani, pseudo o aspiranti, esiliati a Parigi o habitués della capitale. La vittoria schiacciante di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, e della coalizione di centrodestra alle ultime elezioni politiche, li ha ringalluzziti: da Antonio Scurati, scrittore napoletano che piace da impazzire ai salotti della gauche, a Michela Marzano, "filosofa", ex deputata del Partito democratico e autrice di libri insignificanti. Il primo, che ha vissuto a Parigi nella sua gioventù, frequentando l'Écoles des Hautes Études en Sciences Sociales (Ehess), ha scatenato il suo odio contro Meloni in un'intervista al quotidiano Le Dauphiné Libéré, definendola «l'erede di Mussolini».

«Ciò che sta accadendo oggi in Italia non è la ripetizione del passato. Ma la vittoria eclatante, in Italia, di un partito che ha le sue radici culturali e ideologiche nel fascismo è un fatto. Molte persone si dichiarano ancora neofasciste, e alcuni membri di Fratelli d'Italia sono molto vicine a loro, il che pone la questione morale della loro legittimità a governare il Paese», ha dichiarato al quotidiano francese Scurati, vincitore del premio Strega nel 2019 con "M. Il figlio del secolo", romanzo che narra l'ascesa al potere di Benito Mussolini (pieno zeppo di storture ed errori storici, peraltro, evidenziati da Galli della Loggia sul Corriere). «C'è anche una questione politica: Giorgia Meloni dice che il suo programma è conservatore. Secondo me, è chiaramente reazionario, non deriva dal con servatorismo liberale, ma dal neofascismo del dopoguerra, il che è molto diverso», ha aggiunto lo scrittore italiano.

 

 

Scurati, un mese fa, si era già fatto notare con un ignobile commento sulla commemorazione di Sergio Ramelli, studente milanese e militante del Fronte della gioventù, ucciso barbaramente negli anni di Piombo da estremisti di sinistra di Avanguardia operaia. Commemorazione a cui ha partecipato la Meloni. «Non c'è dubbio che questo appuntamento annuale sia un gesto identitario per l'estrema destra, una sorta di anti-25 aprile», disse Scurati in un'intervista a Repubblica, affermando che la leader di Fratelli d'Italia «è esattamente nel solco di Mussolini».

Veniamo ora a Michela Marzano, una che ha detto di non aver voluto fare figli perché si vergognava del nonno fascista, per «paura di trasmettere qualcosa di sbagliato» (ha scritto un libro sul tema, "Stirpe e vergogna", spiegando che lei, a differenza dell'Italia e gli italiani, ha fatto i conti col fascismo; il libro è stato anche tradotto in francese "Mon nom est sans mémoire"). A France Inter, emittente radiofonica pubblica e covo del goscismo culturale parigino, ha risposto così a una domanda sulla vittoria di Meloni: «Sono distrutta. Ho paura. Per l'Italia, per l'Europa, per le donne, per gli stranieri, per gli omosessuali. Tutto ciò che Giorgia Meloni ha detto, lo farà. È una donna pericolosa». Poi in un'intervista sul Figaro, il giornale dove scrive il marito Jacques de Saint-Victor, ha rincarato la dose, spiegando ai francesi perché dovrebbero tutti considerare Giorgia Meloni come la Mussolini del Ventunesimo secolo. «Meloni, a differenza di Fini, che aveva fatto mea culpa sul fascismo, non ha mai preso le distanze da esso; lei stessa era nelle giovanili fasciste e un'ammiratrice di Mussolini. A mio parere, bisognerebbe utilizzare il termine neo-fascismo invece di post-fascismo», ha detto al Figaro la Marzano.

 

 

Ma in cosa consisterebbe il fascismo di Giorgia Meloni? In «un'omofobia, una xenofobia e un'islamofobia profonda e rivendicata. Cosa succederà alle coppie gay considerando che i fascisti daranno la caccia agli omosessuali? Meloni ha appoggiato una proposta di legge per criminalizzare l'utero in affitto e mettere in prigione le coppie che vi fanno ricorso. Il fascismo è questa idea di normatività legata non solo a ciò che si deve fare ma anche a ciò che si deve essere». Sono questi gli italiani che spiegano cosa succede in Italia ai francesi. Ecco perché poi in Francia continuano a non capire un fico secco della politica italiana, e più in generale del nostro Paese e della sua complessità.