Si sa poco o nulla del testamento di Silvio Berlusconi. Ma tutto sulla giornata del notaio Arrigo Roveda. Depositario delle ultime volontà dell’ex presidente del Consiglio, che è stato “pedinato” per ore alla ricerca di una notizia, un’indiscrezione, una mezza pagina di quel documento. Invano. Il professionista, che gira per Milano in scooter, non fiata. Se il testamento verrà reso noto, sarà per volontà degli eredi del patriarca di Arcore.
Allora qualcuno inizia a pensare che, per evitare la ressa dei giornalisti, le ultime volontà del Cav saranno lette agli eredi legittimi in un luogo segreto. Per depistare. È così? In realtà no. Perché nel frattempo inizia a circolare un’altra voce. Il testamento in realtà è già stato aperto in mattinata, alla presenza di due testimoni, come prevede la legge. E i due non erano esattamente dei passanti. Si tratta dell’avvocato Luca Fossati dello studio Chiomenti e del collega Carlo Rimini. Il primo era dal notaio in rappresentanza di Marina e Pier Silvio; il secondo incaricato da Barbara, Eleonora e Luigi. Quindi i figli sono a conoscenza delle ultime volontà. E probabilmente erano collegati in videoconferenza. Soluzione smart che cambia il programma precedente. I cinque eredi, infatti, erano stati convocati in via Pagano nel tardo pomeriggio, per la lettura delle volontà testamentarie dopo la chiusura dei mercati finanziari. Poi, come s’è visto, non è andata così. E gli amici di una vita: sono destinatari anche loro delle ultime volontà? Inutile chiedere ai diretti interessati. «Io non so nulla francamente. Vi saluto, arrivederci». Così il presidente di Mfe-Mediaset, Fedele Confalonieri, risponde ai giornalisti che gli chiedono notizie sul testamento di Berlusconi. «Non mi ruba niente, non glielo dico neanche gratis», aggiunge rispondendo a chi prova a chiedergli se può “rubargli” un particolare sotto la sede di Fininvest a Milano.