Se non fosse che Filippo Facci (penna raffinatissima quanto eversiva, a volte mi ricorda un mix temibile fra Bocca e Gianfranco Fusco) è perfettamente in grado di difendersi da solo; be’, l’attacco al giornalista di Libero necessiterebbe d’una difesa del settore in falange oplitica. Ci rendiamo conto che insorgere per un collega geniale quanto divisivo sia faticoso. Però è necessario anche per il dibattito politico.
E se la Costituzione «mette sullo stesso piano maschio e femmina», lo stesso non si può dire della «giurisprudenza che, ultimamente, lo fa un po’ meno». Mentre le indagini proseguono, «il racconto della ragazza è un unico punto interrogativo. Poche le certezze: la giovane dice di aver bevuto due drink all'interno del locale milanese e poi di essersi svegliata “nuda” nel letto del figlio del presidente del Senato. Lei stessa, ai medici, ha ammesso di aver consumato prima ancora di arrivare al locale cocaina, cannabis e psicofarmaci». Ecco allora, continua Mughini, uno dei punti tutto da chiarire. «A seconda del tipo di cocaina - parliamo di schifezze illegali, ricordiamolo - si avrà una reattività diversa con eventuali “droghe dello stupro”».
Più semplice il racconto di lui che parla invece di un rapporto consenziente. Certo spicca quella che Mughini definisce «la banalità del bene. È pieno di vecchi film dove lui o lei si svegliano in letti sconosciuti, ricordando a malapena il proprio nome ma non che cosa abbiano fatto: nei vecchi film c’era sempre di mezzo una sbronza, e la verità la sapeva solo lo spettatore. Oggi invece si parla di Ghb, e la sgradevole sensazione è che la verità possa essere drogata e stuprata dalla politica». Ma Giampiero non è il solo a schierarsi a favore.
Sostiene Vittorio Sgarbi: «Nella polemica che mi ha investito mi rimproverano l’uso del turpiloquio, ma nel caso di Facci, non c’è. Ha utilizzato un participio passato (“fatta”, ndr) riferito alla ragazza nella maniera in cui abitualmente si usa nel linguaggio comune tra le persone». Sgarbi si spende in un’esegesi tecnica del pezzo incriminato di Facci: «Ho letto con attenzione l’articolo di Facci. Ho trovato il gioco di parole non di buongusto» vista l’indagine in corso e «poteva risparmiarselo»; ma ogni volta che si affronta la materia sessuale «mi sembra ci sia una paura delle parole, emerge una sessuofobia». Facci «ha spiegato comunque che la frase non l’avrebbe più scritta. È una battuta forse sbagliata ma è anche vero che nella seconda parte dell’articolo ha citato il capo d’imputazione contro il figlio di La Russa».
E, a sostegno della tesi evoca le contraddizioni sull’etica intermittente di conduttori Rai già citata da Alessandro Sallusti. Il quale nel suo editoriale su Libero si arrovellava: perché Facci viene massacrato e per Fedez o Saviano soltanto un buffetto? A sostenere, con levità, la suddetta contraddizione ecco sortire dal web pure un tweet di Luca Bizzarri: «Al netto di errori e rimostranze, quando ho letto “Non è degno della Rai” ho pensato a quelli degni». Bizzarri, per averlo scritto, è stato massacrato. Pure lui. E anche Beppe Cruciani, che di Facci è amico, ha invocato la necessità per la buona resa del giornalismo di non censurare i pensieri liberi per quanto possano essere sgradevoli e politicamente scorretti. Facci è Facci, un rompicoglioni di talento. A volte è urticante, a volte eccessivo; ma la libertà di articolare un pensiero forte con cui si può essere in disaccordo - è una cifra stilistica che gli hanno sempre riconosciuto. Specie sui giornali e in televisione...