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Furio Colombo, la menzogna su Salvini: smascherato da Specchia

giovedì 14 settembre 2023

2' di lettura

Era il lontano 2008 quando Furio Colombo fu eletto per l'ultima volta alla Camera dei deputati con il Partito democratico. Dopo quell'ultima parentesi politica, la fondazione del Fatto Quotidiano e soltanto il giornalismo. Insomma, il Parlamento non lo frequenta da tempo. E per inciso, Matteo Salvini nel 2008 aveva 35 anni e dopo gli inizi in Comune a Milano e dopo l'Europarlamento entrava per la prima volta alla Camera dei Deputati.

Perché questo gioco di date? Presto detto, per un clamoroso sfondone in cui è incappato Furio Colombo a L'aria che tira, il programma in onda su La7 e condotto da David Parenzo. Si parlava di Lampedusa, dell'emergenza in atto. E si parlava anche del libro di Furio Colombo, Clandestino - La caccia aperta, vergato nel 2018.

E così, tra una chiacchiera e l'altra, ecco quanto riferisce proprio Furio Colombo: "A me è capitato, quando ero deputato, di andare a Lampedusa a vedere questi sbarchi ritenuti eccessivi dal punto di vista ‘meloniano’. Eravamo sulla macchina che ci avrebbe portato dall’aeroporto al centro di accoglienza, quando volle salire anche il comandante dei Carabinieri, che con molto imbarazzo mi disse che aveva appena ricevuto indicazioni dal ministro dell’Interno, che a quel tempo era Matteo Salvini, di non lasciarci entrare all’interno dell’hotspot". E insomma, il racconto pare lacunoso.

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E le lacune le nota in primis Maria Teresa Meli, firma del Corriere della Sera, alla quale i tempi non tornano. Ma soprattutto i tempi non tornano a Francesco Specchia, che interviene a gamba tesa: "La cosa mi aveva terrorizzato. Se Salvini avesse davvero dato un ordine di blocco del genere, allora da deputato Colombo avrebbe dovuto denunciarlo. Poi però Maria Teresa Meli mi ha illuminato. Probabilmente ha fatto confusione, ma lui era deputato molto prima che Salvini diventasse ministro. Quando Colombo era deputato, Salvini credo che fosse in pantaloni corti. Quindi c'è qualcosa che non mi torna, forse un pochettino si è confuso. Forse riconoscerlo, però", conclude Francesco Specchia nel silenzio tombale di Furio Colombo. Parenzo da par suo, in evidente imbarazzo, spiega che se Colombo vuole replicare o aggiungere qualcosa è libero di farlo. Risultato? Ancora un imbarazzante e imbarazzato silenzio.

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