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Filippo Turetta, Crepet: "Perché i suoi genitori devono lasciare l'Italia"

venerdì 1 dicembre 2023

Paolo Crepet

2' di lettura

Secondo Paolo Crepet i genitori di Filippo Turetta, il giovane di 22 anni che ha ucciso la ex fidanzata Giulia Cecchettin e che si trova ora in carcere a Verona, devono lasciare l'Italia. In una intervista a La Stampa, il noto psicologo sostiene che devono "andarsene", "soprattutto per offrire una vita migliore" all'altro figlio, "il piccolo di famiglia che ha appena 18 anni, e restando in quel paese sarebbe condannato alla gogna permanente", perché osserva Crepet, "i ragazzi come anche i bambini sanno essere terribili nel far pesare le tragedie".

E insiste: "Consiglio davvero a questa famiglia di tagliare i ponti con il proprio luogo di origine e andarsene lontano, all’estero, come in Francia per esempio, dove il cognome Turetta non evoca immediatamente quel ragazzo che ha ammazzato l’ex fidanzata, al di là di come andrà il processo".

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Paolo Crepet comprende poi la decisione dei genitori di Filippo di non andare in carcere a trovarlo: "È una scelta comprensibile. Di fronte a un gesto tanto immane è normale prendersi del tempo. Ora loro si trovano nel pieno di una tempesta emotiva fatta di profondo disconoscimento verso un figlio che credevano modello", osserva lo psicologo. "E poi non dimentichiamoci della prima frase pronunciata a caldo dal padre", ricordando quando Nicola Turetta affermò che avrebbe preferito che 'la cosa finisse diversamente'".

Una frase, riflette Crepet, che "contiene una visione patriarcale in cui il figlio costituisce un oggetto di possesso. Un oggetto che se non cresce a propria immagine e somiglianza disconosco e rifiuto. Ci pensi, quanti padri nella storia dell’umanità hanno usato la frase ‘ti diseredo’ se per esempio il loro ragazzo anziché studiare da avvocato sceglieva di fare il ballerino ad Amsterdam?".

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"Sperare che sia morto", conclude lo psicologo, "significa che la gestione di un lutto in questo caso risulta più semplice della gestione di un processo in tribunale che solleva quesiti e colpe impronunciabili. Insomma è più semplice pensare che, travolto dal senso di colpa ha pensato di farla finita che non sapere che è andato a comprare scotch e coltello, e poi dopo aver ucciso l’ex fidanzata, ha tentato pure di fuggire".

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