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Addio a Maurizio Pollini, il nostro pianista che ha incantato il mondo

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Firmò il contratto di esclusiva per la Deutsche Grammophon a 29 anni. L’ambitissima etichetta gialla era un’ulteriore consacrazione di Maurizio Pollini nel Gotha del pianismo internazionale. Appena diciottenne aveva d’altronde sbaragliato ogni concorrenza al Premio Chopin di Varsavia, eppure al colosso tedesco propose come primo disco due pagine da brividi del repertorio novecentesco: i proibitivi Trois mouvements de Pétrouchka di Igor Stravinskij, che neanche l’autore aveva mai avuto l’ardire di eseguire, e la virtuosistica e trascinante Sonata n. 7 op. 83 di Sergej Prokof’ev.

Con quel disco su misura, che riportava su fronte e retro della copertina il suo profilo e il suo volto ritratti da Paolo Gianbarberis, Pollini si aggiudicò subito il Grand Prix du disque di Parigi. (...)

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