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Che tempo che fa, Saviano come Scurati: "L'obiettivo di Meloni è fermarmi"

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Per un giorno Antonio Scurati gli ha sottratto lo scettro di "martire politico". E così Roberto Saviano è tornato in tv, ospite dell'amico Fabio Fazio a Che tempo che fa, sul Nove, per rivendicare con orgoglio il ruolo di baluardo anti-Meloni del quale si è auto-investito. 

"Per anni siamo stati bersaglio. Meloni chiude Atreju dicendo che io guadagnavo parlando di camorra. Il messaggio che loro hanno sempre cercato di dare è 'non li ascoltate, lo fanno per soldi'. Il loro obiettivo è impedire il tuo lavoro, impedire la ricerca, toglierti spazio - spiega Saviano in quella che, più che una intervista, assomiglia al solito monologo -. L'antifascismo è riconosciuto almeno dalla parte democratica di questo Paese, l'antimafia no. È scivoloso, momentaneo. Insider, che io ho realizzato, prodotto, registrato e presentato ai palinsesti, è stato fermato per vendetta. Il governo decide con me di fermarmi, di bloccarmi, anche le ospitate tv. Il messaggio è: se vi comportate come lui, farete la sua fine. Il messaggio passa attraverso il mio corpo. Gli altri pensavano 'va beh è un problema suo, succede a lui, non succederà a noi'". 

 

 

 

"Loro non vogliono dichiararsi antifascisti, ma afascisti. Vogliono far passare il messaggio che alcuni elementi di quella gestione sono positivi", ha aggiunto Saviano riguardo a governo e centrodestra. Insomma, più che di Scurati da Fazio si parla di Saviano, come facilmente prevedibile. 

 

 

 

L'autore di Gomorra ha modo anche di parlare dell'argomento in cui è un esperto, la criminalità organizzata. Il pentimento di Sandokan, ad esempio: "Bisogna capire se collaborerà. Quando ha deciso di pentirsi, dentro di me è passata tutta l'esistenza. Ora la domanda è: di cosa parlerà? Quanto dirà di vero?". "Quando un capo si pente - ha concluso Saviano - comunque perde il suo ruolo criminale, non può essere più capo ma può continuare a comandare il suo mondo economico". 

 

 

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