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L'influencer diffama la parmigiana in spiaggia? Si scatena l'inferno

Giordano Tedoldi
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La parmigiana è buona, Michelle Comi è una bella ragazza, Michele Monopoli è un ragazzo simpatico e ognuno mangia quello che gli pare. E la si vorrebbe chiudere qui, con queste frasi ecumeniche, l’ultima polemica Nord contro Sud, genere che credevamo scomparso, ma ci illudevamo, infatti ci sono le nuove leve, i giovani, maschi e femmine indistintamente, che, in tutto e per tutto uguali ai vecchi, ai loro bisnonni, senza esserne nemmeno consapevoli, tornano a recitare quello stantio copione.

La parmigiana? Ma chi se ne frega della parmigiana, è solo una scusa per attaccare briga. Possiamo anche inserire la digressione gastronomica sulle sue origini, dalle melanzane probabilmente arrivate in Italia grazie agli Arabi attorno al 1400 (ma alcuni dicono ancora prima), alla sua origine siciliana e, in seguito, all’aggiunta, napoletana, della mozzarella, e discettare su quel nome ingannevole che con Parma non c’entra nulla, perché sarebbe piuttosto una derivazione del termine siciliano “parmiciana”, che indica i listelli di legno della persiana, a richiamare l’aspetto del piatto, oppure discenderebbe, passando da un termine originario persiano, da “petronciana” che significava appunto la melanzana stessa, al suo arrivo in Europa. Insomma, una variante della grandiosa moussaka, quel piatto delizioso che molti italiani che passano le vacanze estive in Grecia avranno conosciuto, anche se, come tutte le ricette particolarmente ricche, solo di rado trova cuochi alla sua altezza.

 

 

La parmigiana, grazie all’intuizione di semplificare la moussaka, escludendo carne tritata, patate e besciamella, è diventata una ricetta immediatamente classica. Ma ripetiamo, indugiare in questi excursus parmigianeschi sarebbe solo sfiorare la superficie di questa polemica, apparentemente frivola quanto si vuole e meritatamente effimera, che però nasconde un potente veleno che con il sapore e tutta la faccenda della parmigiana non c’entra niente, ma ha a che fare con un’altra cosa, ben più grave, il carattere italiano in tutta la sua ignoranza, arroganza e rozzezza, e dunque non è, nossignori, una demente rissa estiva come potrebbe sembrare e come molti l’hanno presa, ma un segno lampante di degrado, di profonda involuzione.

 

 

La contesa è scoppiata da un podcast (cui era invitata) e poi da un video sul proprio account TikTok della influencer Michelle Comi: nel primo criticava i meridionali dicendo «è un po’ strano il sud, vanno in spiaggia e pranzano tipo con la parmigiana, mi dicono che si mettono a bivaccare», («mi dicono», giustamente si preoccupa di sottolineare Comi, perché, appunto, lei al sud non ci ha mai messo piede, se ne guarda bene) nel secondo si stupiva delle tante reazioni negative suscitate dalle sue parole e ironizzava - no, non è il termine giusto, l’ironia è una cosa seria anzi sacra e benefica - e mostrava tutto il suo disprezzo - pur dichiarando di non essere razzista, ma conosciamo bene il meccanismo che può portare a negare ciò che si teme in profondità di essere - verso i meridionali chiamandoli «abitanti della Terronia», e già nel podcast aveva tentato di fare la spiritosa, suscitando il riso del conduttore, quando aveva detto che «non aveva il passaporto» per poter andare nel «profondo Sud».

Prima di passare alla risposta dell’agricoltore e tiktoker Michele Monopoli, che le ha replicato con orrenda volgarità simmetrica all’attacco (ma ha l’attenuante di essere stato provocato, in quanto meridionale) chiediamo ai nostri lettori se queste parole indichino non una disputa grastronomica o anche di costume, che sarebbe pur sempre, a suo modo, divertente e perfino un fatto culturale o perlomeno sottoculturale, ma una miseria assoluta, lo zero della mente e della parola. Una miseria che ci fa passare la voglia di riportare la “difesa”, chiamiamola così, del simpatico agricoltore e tiktoker pugliese che, ribadiamo, è stata orrenda con i suoi penosi sottintesi sessuali. Non c’è nulla di sano, di popolare, di divertente, di estivo o di spensierato in questa immondizia. C’è solo da rattristarsi che gli italiani siano ancora, sotto la patina scintillante di TikTok, questa robaccia di tempi che speravamo consegnati alla preistoria.

 

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