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Leone XIV, il predecessore e la condanna del socialismo

Leone XVI, la scelta del nome e il precedente di Leone XIII: portò la Chiesa a occuparsi delle questioni sociali, ma senza avvicinarsi alla "lotta di classe"
di Corrado Ocone venerdì 9 maggio 2025

3' di lettura

Una istituzione plurisecolare come la Chiesa cattolica vive attraverso i segni, i simboli, le liturgie che sopravvivono ai tempie danno un’immagine di stabilità e durata. Per un Papa la scelta di un nome ha un doppio significato: quello di una nascita a nuova vita nell’istituzione che si è scelto di servire e che ora si deve guidare; e quella di una direzione di marcia, che il nome pontificale indica ai fedeli già dal primo giorno. Detto in soldoni: il nome è un programma. E lo è sia per il suo significato intrinseco, etimologico, sia e soprattutto per i riferimenti storici che esso richiama. Nel caso di Leone XIV i significati sembrano evidenti. Prima di tutto, il nuovo Pontefice ha chiuso con i nomi scelti dai suoi predecessori, anzi con tutti quelli del Novecento, un secolo di “ferro e sangue” per tutta l’umanità e di progressiva secolarizzazione e scristianizzazione per la società occidentale. Il Novecento, nella sua prima parte, ha mostrato il vicolo cieco e di perdizione a cui conducono le religioni secolari, le false divinità che hanno preteso sostituirsi al Dio cristiano: la Classe, il Partito, la Razza. Nella seconda parte, l’uomo occidentale ha invece creduto di poter fare a meno di ogni mito, farsi fine a sé stesso, tutto equiparando e relativizzando, fino al nichilismo attuale. Razionalismo astratto e irrazionalismo, due facce opposte ma speculari di una stessa medaglia.

Erano tendenze già pienamente operanti nell’Ottocento, ma che l’ultimo Leone, il XIII (1878-1903), combatté tenacemente, con le armi della politica e con quelle della tradizione. Egli non si chiuse a riccio auspicando il ritorno a tempi che più non erano (egli fu il primo papa a non operare in regime temporale), ma capì che la Chiesa doveva dare una risposta forte, politica in senso alto, alle trasformazioni avvenute nella società A questa esigenza rispose con la Rerum Novarum, l’Enciclica a cui il nome di Leone XIII è rimasto legato: le questioni sociali, dalla giustizia economica ai diritti dei lavoratori, non potevano essere più ignorate dalla Chiesa di Roma, ma la risposta a esse non poteva essere quella tanto seducente quanto falsa dei socialisti o della “lotta di classe” Un Papa conservatore ma aperto al mondo, antico e moderno al tempo stesso, come lo è sempre stata la stessa Chiesa. Insomma, il nuovo Papa sembra volerci dire, ricollegandosi a questo suo predecessore, che anche oggi le questioni sociali sono impellenti, anche se in un senso diverso dal passato. Ed anche oggi la Chiesa deve avere come punto di riferimento l’ “uomo dimenticato”, che non è semplicemente il debole ed emarginato del cristianesimo “populistico” di papa Francesco ma è l’uomo che di colpo si è trovato senza ancoraggi in un mondo che lo ha cacciato ai margini. Più che con la testimonianza, i suoi problemi si risolvono con un’azione potente nella società e con la forza e il coraggio a cui l’etimo del nome Leone richiama. Il leone, nella tradizione cristiana, indica energia, carisma, regalità, fierezza, ma anche vigilanza e protezione.

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Nell’Ottocento c’era poi stato anche un altro Leone, il XII, cui breve pontificato (1823-1829) è stato solo di recente riscoperto e rivalutato (ad esempio dagli studi di don Roberto Regoli). Considerato un reazionario perché si oppose ai moti risorgimentali (ma poteva un Papa fare altrimenti?), Leone XII sentì invece forte l’esigenza di una riforma spirituale della Chiesa e agì di conseguenza. Si può poi pensare che, nella scelta del nome, non abbia giocato un ruolo anche la suggestione del primo Leone? San Leone Magno, papa dal 440 al 461, difese strenuamente l’ortodossia cristiana e non esitò ad affrontare Attila, il re degli Unni, convincendolo a non conquistare Roma, in un primo momento, e a non saccheggiarla e incendiarla, successivamente. Quasi a dire che anche oggi “nuovi barbari” minacciano la Chiesa, ma che con la forza e il coraggio che dà la fede li si possono affrontare senza avere nulla da temere. Insomma, quella di Leone XIV si prannuncia come una Chiesa coi piedi saldamente piantati a terra, ma che vuole alzare la testa e tornare a ruggire e a far sentire la sua voce nel mondo.

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