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Leone XIV arruolato con la forza

Letteralmente priva di grazia e di eleganza l’operazione volta a tentare di annettersi il nuovo Pontefice, di arruolarlo d’imperio, di amputarne parti del pensiero valorizzando solo quelle funzionali alla propria propaganda
di Daniele Capezzone sabato 10 maggio 2025

3' di lettura

Ma quanto è sgraziata, cioè letteralmente priva di grazia e di eleganza, l’operazione volta a tentare di annettersi il nuovo Pontefice, di arruolarlo d’imperio, di amputarne parti del pensiero valorizzando solo quelle funzionali alla propria propaganda. Diranno i lettori: nessuna sorpresa, è lo sport di sempre di una certa sinistra (che a destra si farà bene a non imitare mai). Denota rozzezza intellettuale, insensibilità spirituale, propensione grossolana alla manipolazione e alla strumentalizzazione di cose, valori e persone. E - in questo caso soprattutto mancanza di senso della storia: perché proprio la storia insegna come ogni grande personalità non sia preventivamente catalogabile, incasellabile, banalmente prevedibile. Sono molti i fattori che, ad ogni bivio, ad ogni tappa del suo percorso, possono indurla a scegliere in un senso o nell’altro, e dunque a determinare un diverso itinerario.

E così, se uno dovesse con onestà intellettuale chiedersi oggi che pontefice sarà papa Leone XIV, una risposta non banale sarebbe quella di supporre che lui stesso sia il primo a non poterlo dire e forse nemmeno a saperlo del tutto, adesso. Può intuire una possibile parabola, può desiderare un tragitto, può certamente cominciare subito a determinarlo con le scelte che inizierà a compiere. Ma è improprio e abusivo “fissarlo” in un vecchio tweet, inchiodarlo a una frase del passato, iscriverlo d’ufficio a qualcosa, consegnargli una metaforica “tessera” per marcare e marchiare un’”appartenenza”. Papa Prevost in realtà sarà quello che sceglierà di essere. Cosa intendo? Nella sua complessa biografia e nella sua già lunga traiettoria di vita, si ritrovano elementi diversissimi, una vera e propria tavolozza di colori. C’è il Nord America ma c’è pure il Sud America.

C’è un’oggettiva lontananza da Donald Trump ma pure la consapevolezza che questo non sia necessariamente tempo di ulteriori scontri e traumi. C’è innegabile continuità con papa Francesco (che lo scelse e se ne fidava), ma ci sono anche evidenti differenze: di prudenza, di stile, di linguaggio sorvegliato e di pensiero forse più incline a considerare opinioni opposte alle proprie. C’è il quadrilatero “poveri/migranti/pace/clima”, ma c’è pure un’elezione frutto di un compromesso con la parte più conservatrice del Conclave.

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PROPAGANDA
E allora meglio non dar retta a formule propagandistiche o a pregiudizi, e soprattutto meglio evitare caricature semplificanti. Lo vedremo all’opera. La prima crisi, il primo momento di tensione, un’omelia in una giornata particolarmente delicata, saranno altamente rivelatori. Per il resto, i credenti hanno trovato un Pontefice (e non era affatto scontato) che parla di Gesù e di fede, e che dalle prime battute sembra considerare non solo i cristiani dell’Africa e del Sud America ma pure quelli dell’Occidente. Quanto ai liberali e ai laici, sta e starà proprio a loro - nell’epoca bizzarra in cui ci è capitato di vivere - ricordare a tutti che in una società aperta le autorità spirituali e le coscienze religiose devono poter dispiegare ed esprimere liberamente le proprie convinzioni e sensibilità. Senza ovviamente sostituirsi alle leggi dello stato, e senza tuttavia che lo stato pretenda di limitarle. Lo dicevano Tocqueville e Cavour, che non avvertivano l’esigenza di imbavagliare nessuno né tantomeno di arruolarlo.

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