"Quando era ubriaco picchiava prima noi, poi mia madre Lucia". Inizia così il doloroso racconto di Mauro Corona. Lo scrittore, come spesso rivelato, non ebbe un'infanzia semplice. Tra le cause il padre violento: "Tre volte la mandò in coma. Un giorno lei se ne andò. La vidi salire su un furgoncino rosso. Io avevo sei anni, mio fratello Felice cinque e Richetto, il più piccolo, solo quattro mesi. Era il 1956. Sarebbe tornata sette anni dopo".
Al Corriere della Sera l'alpinista ripercorre alcuni fatti più o meno noti della sua vita. Come i numerosi processi che lo hanno visto protagonista. "Una quindicina. Tre per bracconaggio, due per ubriachezza molesta, uno per bestemmie in luogo sacro e uno per sequestro di persona, vado a memoria".
Su uno in particolare si sofferma: "Ero giovane e bevevo tanto. Decisi che la notte di Natale avrei portato in chiesa un ateo. Ma lui non ci voleva venire. Lo trascinai dentro a forza e mi misi a bestemmiare. D’altra parte, portando un ateo in chiesa avevo fatto opera buona secondo i preti, no? Ma il processo più grave fu quello per danneggiamento ai beni dello Stato e terrorismo". Il motivo? "Da queste parti negli Anni Ottanta vinceva sempre la Dc, io ero di sinistra e così lanciai delle molotov nelle urne. Avevo la tessera di Rifondazione comunista". Ora però è tutta acqua passata. L'ultimo voto? "Per Michele Santoro". E su Giorgia Meloni non ha dubbi: "