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Francesco Benigno stronca il circoletto rosso: "Cinettopoli, comunisti sinistroidi"

lunedì 23 giugno 2025

2' di lettura

Duro attacco da parte dell’attore siciliano Francesco Benigno, di recente naufrago dell'Isola dei famosi, nei confronti del mondo del cinema e in particolare dei “comunisti sinistroidi” che vi fanno da padroni. "Nel 1989/1990 ai David di Donatello tutti avrebbero voluto che venisse dato a me per la mia interpretazione in Mery per sempre, oppure al mio amico e collega Marco Leonardi per il film Nuovo Cinema Paradiso - ha scritto in un post su Facebook -. Era una gara tra noi, due film che sono stati in lizza fino all’ultimo per andare agli Oscar. Poi, come tutti sappiamo, andò a Cinema Paradiso e vinse l’Oscar. Mentre Mery per sempre vinse il gran premio speciale della giuria a Cannes. In questi due film, ancora oggi attuali a distanza di 36 anni, c’eravamo noi due e la scelta era scontata visto il successo dei film e l’interpretazione da ‘attori non protagonisti’. Ma cosa successe alla fine? Quello che succede da sempre, e cioè che sia io che Marco, non facendo parte della solita minestra di comunisti sinistroidi che lavorano e ricevono finanziamenti a gogò e che si spartiscono i David tra loro, nessuno dei due viene candidato".

A seguire una stoccata a un altro attore italiano: "E chi candidano alla fine? Claudio Amendola, l’unico romano nel film Mery per sempre, nota stonata imposto da Claudio Bonivento a Marco Risi (perché sotto contratto con lui) e che senza sarebbe saltato il film, ma che con lui ha rovinato la perfezione di quel film. Ovviamente non ha vinto Amendola. Nulla contro di lui, riconosco le sue capacità, ma pubblico e addetti ai lavori avrebbero voluto o io o Marco vincere il premio".

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Di qui le sue conclusioni: "Questo per farvi capire che i David presi da certi attori non sono perché meritevoli di ruoli interpretati egregiamente, ma regali di una cinettopoli oramai giunta al capolinea. Povera Italia... E poi si lamentano che i nostri film non varcano i confini, e vedi un po’!".

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francesco benigno
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