Se l'Europa rischiasse di entrare in guerra contro la Russia "chi mandiamo, quelli del Gay Pride?". Si riassume così la provocazione del generale Roberto Vannacci. Provocazione che però è anche un attacco politico molto serio alla sinistra e alla agenda delle sue priorità.
Intervenuto a San Marco in Lamis (Foggia) durante un comizio in piazza organizzato dalla Lega provinciale nell'ambito di un tour dedicato al Decreto sicurezza, l'europarlamentare è andato dritto al punto: "Davanti alla minaccia russa chi mandiamo? In Toscana di recente c'è stato il 'Gay Pride', mandiamo questi signori al fronte? Chi è pronto a questo sacrificio, chi è che viene educato ancora con questi valori?".
Le dichiarazioni di Vannacci, accolte da circa duemila persone e definite "suadenti" dal moderatore Micky De Finis, si inseriscono in un discorso più ampio sul riarmo europeo e sulla guerra in Ucraina. Secondo il generale, "spendere 800 miliardi di euro in armamenti a cosa serve se non c'è nessuno da inviare al fronte a combattere?".
Un ragionamento che ha esteso anche al conflitto in corso: "Pensare di continuare questa guerra per procura tra Russia e Ucraina - che in realtà è tra Russia e Stati Uniti - significa continuare a fornire armi agli ucraini, ed è quasi crudele, visto che l'Ucraina ha ormai terminato gli uomini".
Critico anche nei confronti della Nato, Vannacci ha definito "una sonora sconfitta" il ritiro dall'Afghanistan dopo vent'anni, "nonostante il meglio della tecnologia e delle armi, perché non c'erano soldati disposti a morire sul campo", ha detto, rivendicando di aver partecipato attivamente alle discussioni da militare. Sul fronte geopolitico, Vannacci ha minimizzato la minaccia russa: "Non ho trovato i cosacchi in giro mentre venivo qui". Ha poi elogiato l'ex presidente Usa: "Donald Trump è l'unico che parla di pace".