Non ha sfilato a Venezia con i "No Bezos", ma Paolo Crepet non pare aver preso bene il matrimonio extra lusso di Mister Amazon e Lauren Sanchez. Intervistato dal Corriere della Sera, il celebre psichiatra e sociologo, sempre in prima fila in tv, sui social e sui giornali come commentatore della più stringente attualità, premette: "A me di Bezos non frega un accidente. Se a qualcuno piace quella roba in cui i soldi sono il trionfo di tutto, benissimo. Non parlo di lui, non commento. Ma una cosa devo dirla: questo matrimonio è il peggiore esempio che possiamo dare ai giovani, peggio di così non c’è niente". Addirittura.
"Questi matrimoni di tre giorni li conosco: da giovane, in India, sono stato a quelli dei maraja, una noia infinita, un incubo", prosegue. Non è però una questione di divertimento. "A me compete dire, perché ho a cuore la questione educativa, che un evento simile comunica ai giovani che tutto è visibilità, tutto è soldi, tutto è finto. La cultura non c’è, non è nominata. Mi riferisco al coro genuflesso del Triveneto che accoglie Bezos come se fosse Ernest Hemingway. Io posso dire questo, non giudicare com’erano vestite le sorelle". Il riferimento è ovviamente alle Kardashian., il trionfo di quelli che vengono definiti "gli ultra-corpi".
"In un grand hotel di Abu Dhabi, i corpi sono così, la magnifica moda è questa. Mi preoccupano invece le ragazzine che affollano le calli per vedere le signore che spendono settemila euro per una borsa". Riguardo ai miliardi e ai miliardari visti in Laguna, Crepet se la prende pure con Bill Gates. "Solo uno su un miliardo si arricchisce e così prendiamo in giro i giovani. Domani uno si sposa a Chioggia e fa tre giorni di festa, come Bezos. Ma prima ha pensato qualcosa? Ha letto un libro? Questi eventi non comunicano niente di affascinante. E quegli ospiti… C’era lo star system, ma non ho visto Marlon Brando".
Insomma, nozze un po' cafone. "Questo è un mondo in cui i padri insegnano ai figli che tutto dipende da quanto guadagnano. È un occidente moribondo e una Venezia da cui Luchino Visconti sarebbe scappato, è Morte a Venezia". Riguardo ai contestatori, conclude, "mi interessa chi produce pensiero, non solo opposizione. E non mi piace chi dice 'tu a Venezia non ci puoi stare'".