Da anni impegnata nello spiegare alle donne come liberarsi di un amore tossico, anche Roberta Bruzzone ha alle sue spalle una brutta esperienza. La criminologa più nota della tv non nega che "a tutti nella vita arriva un momento di difficoltà, un lutto, la perdita del lavoro, un problema finanziario. Si diventa vulnerabili ed è in quel momento che il manipolatore trova il suo spazio e attacca".
Per lei quel momento è stata la morte di "mia nonna Angiolina, alla quale ero legatissima, sono cresciuta con lei: stavo male e sono caduta in una relazione disfunzionale. Se fossi stata in condizioni normali, neanche l’avrei visto quell’uomo. Invece è stato il mio compagno per due anni: il primo anno ha costruito, sembrava la soluzione a tutti i miei problemi. Il secondo anno invece mi ha distrutto: è iniziata una manipolazione che mi ha portato a dubitare di ogni mia certezza, addirittura della mia persona. Mi sviliva, mi umiliava. Alla fine ne sono uscita, ma quella relazione mi ha insegnato parecchio".
Ora è acqua passata. Sposata da tempo con Massimo Marino, la Bruzzone spiega al Giornale gli inizi della loro storia d'amore: "Per quindici anni è stato il comandante operativo dei Nocs, il reparto speciale della Polizia. Poi gli hanno chiesto di trasferirsi due anni a Kabul, per l’ambasciata, un’esperienza forte: ci incontravamo ogni due-tre settimane a Dubai. Attualmente dirige un commissariato importante a Roma, si occupano anche di violenza di genere. È lui l’unica relazione significativa della mia vita, gli altri sono stati figuranti. Condividiamo molte passioni, anche quella di fare rock".
Studiando Psicologia a Torino, "ho fatto la cameriera nei locali e la barista in discoteca - ricorda la criminologa -. Finivo la serata alle 4 di mattina e alle 5.30 avevo il treno per andare in università. Ce l’ho sempre fatta da sola: arrangiarmi senza chiedere aiuto e non dover dire grazie a nessuno è qualcosa che ho dentro". E alla domanda se qualcosa le faccia paura, non esita a rispondere: "Delle malattie. Per il resto non mi impressiona niente, ho un’ottima gestione dei contenuti ad alto impatto, la mia mente ormai li padroneggia. Ma la malattia mi terrorizza: ho sempre vissuto al 110%, non saprei fare altrimenti".